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domenica 22 aprile 2012

Incontri ragazzi-genitori


Comunità dell’Isolotto: incontri ragazzi, genitori, adulti
26 aprile 2012
“non avere paura, ti racconto una storia”
la paura della morte, di restare soli, di perdere un amico!


0. Introduzione
Continua con l’incontro di questa domenica il nostro percorso di incontri pensati e realizzati con i ragazzi, che hanno per titolo “non aver paura, ti racconto una storia”. Questa volta affrontiamo la paura della morte, del restare soli, del dolore di perdere un amico. Raccontiamo dunque delle storie: una storia raccontata nel 2007 con il linguaggio moderno del cinema, un mito che è il più antico mito che sia finora pervenuto a noi in forma scritta, un brano del Vangelo e una storia che non si può descrivere con le parole perché ha il linguaggio del corpo e delle emozioni. 

1. Il film “Un ponte per Terabithia”
I ragazzi raccontano con le loro parole il film, mentre scorrono alcune immagini tratte dal film.  

Il protagonista, Jess Arons (a cura di Margherita): Jess è un ragazzino di dodici anni che vive in campagna negli Stati Uniti, con i genitori e quattro sorelle: due grandi che litigano sempre tra loro, una neonata e una piccola con cui Jess va a scuola. La sua famiglia ha delle difficoltà economiche, la mamma è sempre indaffarata e il babbo è sempre preoccupato per il lavoro. 
Jess non ha amici a scuola, perché i suoi compagni di classe lo prendono in giro ed è spesso triste perché il suo babbo lo tratta male, invece è buono con la sua sorella più piccola (Maibel).  Gli piace molto disegnare e infatti è molto bravo, è anche bravo a correre veloce. A Jess piace la prof. di musica, che è giovane e simpatica, con cui però non riesce neanche a parlare. Invece quando conoscerà Leslie troverà il coraggio almeno di salutarla.

La protagonista – Leslie Burke (a cura di Matilde): Lesly è una ragazzina di 12 anni che ha avuto fortuna in tutto, tranne che nell'amicizia. I suoi genitori sono due scrittori e si sono trasferiti nel paese dove vive Jess, in una nuova e bella casa. Lesly non ha amici e si trova nella scuola a dover fare nuove amicizie, ma non è facile. Ha un carattere generoso e altruista e le danno molta noia le ingiustizie, così si trova a difendere bambini più piccoli e conosce Jess con il quale stringe una alleanza contro i prepotenti della scuola. Anche Jazz non ha molti amici e viene trattato un po' male da alcuni ragazzi grandi, e i due stanno proprio bene insieme.
Lesly è una ragazzina che ha molta immaginazione e riesce a coinvolgere gli altri con le sue descrizioni fantastiche: “scendo lievemente nell'inesplorato mondo sottomarino,nel profondo silenzio che interrompo soltanto col suono del mio respiro,intorno a me ho solo un branco di argentei pesci e bollicine che leggere salgono sinuose(...) ”.Quando Lesly e Jess giocano nel bosco lei sprigiona totalmente la sua fantasia...

Come Jess e Leslie diventano amici (a cura di Virginia): Un giorno Jess e Leslie esplorando il bosco trovano una corda per superare un torrente e Leslie si vuole lanciare, Jess non si fida perché pensa che la corda sia troppo vecchia, ma alla fine entrambi saltano dall' altra parte.
Dopo un po' di tempo trovano una vecchia casa sopra un albero e decidono di rimetterla a posto. Quasi tutti i giorni vanno nel bosco e fantasticano liberamente vedendo spuntare dagli alberi creature mostruose o simpatiche. Giorno dopo giorno la loro amicizia diventa sempre più bella,  Jess è bravo a disegnare e per il suo compleanno Leslie gli regala delle bellissime tempere. Una volta Leslie vuole andare con Jess in chiesa, anche se non ci è mai stata, e uscendo dice di essersi divertita anche se non crede che Dio possa mandare le persone all'inferno perché è troppo impegnato nel creare le meraviglie della natura. I due amici fanno anche delle gare di corsa e sono velocissimi, ma Leslie è la più veloce anche se è una femmina.

Dalla morte di Leslie al ponte di Terabithia (a cura di Tommaso): Una mattina Jess è invitato dalla professoressa di musica al museo, prima di partire sofferma per un attimo lo sguardo sulla casa dell’amica Leslie ma non la chiama e alla domanda della prof. se abbia un pensiero che lo tormenta risponde di no. Una volta tornati dal museo Jess viene a sapere della morte dell’amica e corre al torrente dove vede subito la corda rotta! A casa di Leslie Jess dice alla professoressa: “La prossima volta dovremmo portarci anche Leslie...sarebbe contenta...”. Jess rimane sconvolto dalla morte di Leslie e si rifugia nella fantasia per contenere il dolore, finché suo padre non lo riporta alla realtà e lo aiuta a superare il lutto.
Qualche tempo dopo Jess in memoria di Leslie decide di costruire un ponte che collega le due rive del torrente, un ponte per Terabithia, affinché gli insegnamenti e il suo ricordo non vadano perduti e propone alla sorella May Belle di diventare regina del mondo di Terabithia.


2. L’antico mito di Gilgamesh

Nel film abbiamo visto la storia di una grande amicizia e le mille imprese di questi due amici, Jess e Leslie, e poi abbiamo visto il dolore per la perdita dell’amica e le domande che nascono nella mente di Jess. E’ una storia moderna raccontata nel 2007 con il linguaggio del cinema.
Ma questi sono sentimenti e domande che l’umanità si porta con sé da sempre.
Per questo raccontiamo ora una storia antichissima, scritta presumibilmente tra il 1300 e il 1100 avanti Cristo su tavolette di argilla; l’opera letteraria più antica che si conosca al mondo.
E’ la storia di Gilgamesh e Enkidu, è la storia di una intensa amicizia, ed è la storia del viaggio che Gilgamesh fa alla ricerca dell’immortalità per sé e per l’amico.
Nel suo viaggio che è il viaggio dell’intera umanità Gilgamesh non troverà l’immortalità ma farà pace con sé stesso, con il fatto che ogni cosa nella vita ha dei limiti, e troverà saggezza e serenità.
Ci piace infine ricordare che Enzo amava questa storia, l’ha molto studiata e l’ha anche commentata in uno dei suoi ultimi libri, Cristianesimo ribelle.


Il racconto del mito di Gilgamesh[1]

1) Tantissimo tempo fa in una città dell’antica Mesopotamia chiamata Uruk viveva un ragazzo. Il suo nome era Gilgamesh.

2) Suo padre era il re della città, sua madre era la Dea Ninsum.
Lui era un ragazzo intelligente, forte e curioso.
Servito e riverito da tutti non aveva amici, così crebbe senza nessuno con cui giocare e per questo divenne un giovane re inquieto e prepotente, preda di momenti di collera e di confusione in cui prendeva a calci e male parole chiunque incontrasse.

3) Un giorno la gente della città, stanca delle sue prepotenze pregò il Dio Anu con queste parole: “Gilgamesh è un giovane re brillante, ma non conosce limiti! Aiutaci”.

4) Il Dio Anu rifletté a lungo, poi gli venne un’idea: “Non conosce i suoi limiti? gli darò un amico!”.

5) La Dea della Creazione con argilla della migliore creò Enkidu e lo pose nella foresta. Enkidu crebbe con i leoni e le antilopi, aveva lunghi capelli che gli coprivano il corpo nudo. Vagava solo nelle praterie e beveva al fiume con le gazzelle. Non conosceva nessuna persona.

6) Un giorno incontrò una donna: Shamat. Lei gli parlò, gli insegnò le parole e i sentimenti e da quel momento Enkidu non fu più una creatura selvaggia ma un essere umano. Più tardi Shamat lo portò ad Uruk, dove incontrò Gilgamesh.

7) Gilgamesh ed Enkinu divennero amici inseparabili, due veri amici del cuore.

8) Un giorno Gilgamesh disse che insieme a Enkidu voleva raggiungere la Foresta dei Cedri per sconfiggere un mostro terribile che nessuno aveva mai sconfitto. I consiglieri, gli anziani, la madre e lo stesso Enkidu lo sconsigliarono in ogni modo. Ma Gilgamesh si incaponì e si preparò per il viaggio. Enkidu per non lasciare da solo l’amico in un’impresa così pericolosa, lo segui. La madre di Gilgamesh adottò Enkidu, così che Enkidu oltre che amico fosse anche fratello. Enkidu ne fu felice, per la prima volta aveva una madre, un fratello, una famiglia.

9) Attraversarono deserti e pianure, solcarono mari e valicarono montagne; superarono pericoli di ogni tipo e infine raggiunsero il luogo dove viveva il mostro. La lotta con questa creatura fu violenta e terribile; ma infine riuscirono a sconfiggerla. Poi riattraversarono le pianure, i monti, i mari e i deserti e infine tornarono a casa, dove furono festeggiati con ogni onore.

10) Ma poco dopo il loro ritorno a casa, Enkidu si ammalò, il suo corpo si indebolì e non vi erano medicamenti che migliorassero la situazione.
Un giorno Enkidu ripensò alla giovane donna che lo aveva trovato da ragazzo nella foresta e pensò “meglio sarebbe stato che non mi avesse trovato, sarei vissuto ignorante, libero e inconsapevole di tutto …” ma il Dio del Sole gli parlò: “non maledire Shamat, lei ti ha dato la conoscenza delle parole, dei pensieri, dei sentimenti, è grazie a lei che sei capace di amicizia e di amore”.
Quelle parole lo rasserenarono.
Gilgamesh gli tenne la mano fino all’ultimo respiro.

11) Poi Gilgamesh pianse. Il dolore per la perdita del suo amico e fratello era grande. Fece fare offerte e preghiere agli dei ma queste non restituirono Enkidu alla vita.

12) Il settimo giorno Gilgamesh capì che Enkidu non si sarebbe più svegliato. Allora con il cuore triste e arrabbiato partì alla ricerca di Utnapishtim, l’uomo scampato al diluvio universale, per conoscere da lui il segreto dell’immortalità.

13) Attraversò deserti, pianure, fiumi e montagne; superò difficoltà di ogni tipo e infine lacero e sfinito arrivò ai piedi di Utnapishtim. Ma egli disse: “Gilgamesh!! come nessuno può resistere al richiamo del sonno, così gli uomini non possono sfuggire al sonno della morte e tutti un giorno tutti si addormenteranno”.

14) Quando tornò a Uruk la gente si accorse che il suo re non era più il giovane impaziente di un tempo. Ora era un uomo più calmo e con una diversa luce negli occhi. Fece costruire templi, mura, canali di irrigazione e cominciò a regnare con amore e saggezza.
Quando si fermava a ripensare ad Enkidu, le lacrime gli rigavano ancora le guance, ma sul  suo volto c’era anche il sorriso per la gioia per le tante cose fatte insieme.
Non aveva trovato il segreto dell’immortalità, ma aveva trovato una nuova serenità.

3. I racconti dal Vangelo

Lo riconobbero dallo spezzare il pane


Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino per un villaggio distante circa sette miglia da Gerusalemme, di nome Emmaus, e conversavano di tutto quello che era accaduto. Mentre discorrevano e discutevano insieme, una persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo.
Ed egli disse loro: “Che sono questi discorsi che state facendo fra voi durante il cammino? ”.
Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli disse: “Tu solo sei così straniero in Gerusalemme da non sapere ciò che vi è accaduto in questi giorni? ”.
Domandò: “Che cosa? ”.
Gli risposero: “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu saggio e come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare il popolo; ma son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, son venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e l’hanno trovato vuoto come avevan detto le donne, ma lui non l’hanno visto”.


Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: “Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”. Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane che aveva con sé e lo condivise con loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui sparì dalla loro vista. Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto dallo spezzare il pane.

Gli amici di Gesù hanno scoperto il segreto della vita e della morte
E vanno a raccontarlo a tutti
Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio.
Chi ama è generato da Dio e conosce Dio.
Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore.
Carissimi, se Dio ci ha amato,
anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri.
Nessuno ha mai visto Dio, se ci amiamo reciprocamente,
Dio rimane in noi
e l'amore di Dio in noi è perfetto.
Se uno dicesse: "Io amo Dio" e odiasse il suo fratello,
sarebbe un mentitore.
Chi infatti non ama il fratello che vede
non può amare Dio che non vede.
Il nostro amico Enzo nelle parole di Urbano                                   

                                                      Chiedo silenzio
Ora lasciatemi tranquillo.
Ora, abituatevi senza di me.
Io voglio solo poche cose:
una è l'amore senza fine;
la seconda è vedere l'autunno:
non posso vivere senza  che le foglie
volino e tornino a terra.
La terza è il grave inverno,
la pioggia che ho amato, la carezza
del fuoco nel freddo montanino.
La quarta è l'estate
rotonda come un'anguria.
La quinta è la primavera
che rinascerà nel cuore
dei nostri ragazzi che ci hanno
reso felici nel corso di questi anni,
dal tempo degli scouts su al Rotari
fino ai bambini del nostro catechismo
col teatrino del Re Mida
i tre briganti, la tombola vivente,
il gioco dell’oca.
E domenica sarò
con le foglie dell'autunno
sopra il tetto alle baracche
per la festa d'accoglienza
fatta all’ultimo bambino..
Amici, questo è ciò che voglio.
E' quasi nulla e quasi tutto.
Ora se volete andatevene.
Ho vissuto tanto che un giorno
dovrete per forza dimenticarmi,
cancellandomi dalla lavagna:
ma il mio cuore è stato interminabile.
Ma perché chiedo silenzio
non crediate che io muoia:
mi accade tutto il contrario:
accade che sto per vivere.
Accade che sono e che continuo.
E' che son vissuto tanto
e che altrettanto voglio vivere.
Mai mi sono sentito così vivo
mai ho avuto tanti baci.
Lasciatemi solo col bosco,
qui a dormire in pace.
Chiedo il permesso di rinascere
coi fiori della primavera.
Firenze, Monte Morello  28 ottobre 2011

4. Laboratorio di resurrezione e di farfalle   

Quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla (Lao Tze)

 

Lo riconobbero allo spezzare del pane. Vi riconosceranno allo spezzare del pane. (dal Vangelo)

 

Fai tesoro di quello che ti ha dato, così lei vivrà. (da Un Ponte per Terabithia)

 

Le vostre idee camminano sulle nostre gambe.  

 

Nulla si crea e nulla si distrugge. Tutto si trasforma.

   

5. Eucarestia 

 Fate questo in memoria di me


Tutti:
Mentre erano a tavola, prese un bicchiere rese grazie e disse: “Prendete e bevetene tutti questo è il mio sangue .... poi prese un pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo “Prendete e mangiatene tutti questo è il mio corpo.
Fate questo in memoria di me.”
Un adulto:
Noi ci immaginiamo che Gesù, seduto tra i suoi amici e le sue amiche, possa avere detto qualcosa del tipo: “se davvero mi uccideranno, quando non sarò più con voi, se vorrete ricordarmi, ricordatevi delle cose che ho fatto nella mia vita e del modo con cui le ho fatte, e fatele anche voi, naturalmente a modo vostro ma con questo spirito”.
Ci colpiscono due parole: FATE e QUESTO.
FATE: voce del verbo fare... non pensate, non ricordate, non pregate .. ma fate! A chi si rivolgeva con il suo “fate”? a chi era lì con lui, quel giorno e oggi,... adulti e bambini, vecchi e giovani, donne e uomini, pescatori o pastori, ebrei e gentili (stranieri) ...
QUESTO: che significa questo?
I bambini/e:
“I re e i potenti si fanno chiamare benefattori ma tra voi non sia così! Chi vuol essere il più grande sia il più piccolo...”                                      (Luca 22).
Tutti: Fate questo in memoria di me.
I bambini/e:
 “Gesù si alzò da tavola preso un asciugamano e poi versò dell’acqua in un catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano. Vi ho dato questo esempio perché come ho fatto io, facciate anche voi”.       (Giovanni, 13, 2-17)
Tutti: Fate questo in memoria di me.
I bambini/e:
Se stai portando un’offerta al tempio ma sei arrabbiato con tuo fratello.. lascia quello che stai facendo e vai a fare pace con tuo fratello                                                                    (Matteo, 5)
Tutti: Fate questo in memoria di me.
I bambini/e:
“Chi accoglie anche uno solo di questi bambini nel mio nome accoglie me”(Marco, 9,37)
Tutti: Fate questo in memoria di me.
I bambini/e:
“Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo?”                                                                                             (Luca, 6,39)
Tutti: Fate questo in memoria di me
I bambini/e:
 “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi”                                                                                                           (Giovanni, 13,34)
Tutti: Fate questo in memoria di me
I bambini/e:
 “Venite nel regno che ho preparato per voi perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere , ero forestiero e mi avete ospitato , nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi” .. ogni volta che avrete fatto queste cose a uno solo di questi fratelli più piccoli l’avete fatto a me”                                                           (Matteo, 25)
Tutti: Fate questo in memoria di me



PADRE NOSTRO DEI BAMBINI

Padre nostro che sei ovunque
sia santificato il tuo nome
e benedetto il nostro nome
Venga il tuo mondo di pace e di amore
Aiutaci ad essere sempre noi stessi
dappertutto e con tutti
Dai a tutti quello che serve per vivere
Perdonaci per i nostri sbagli
come noi perdoniamo gli sbagli degli altri
Aiutaci a prendere le decisioni più giuste
e rendici liberi di scegliere e di decidere

 

 

 

[1] Il racconto è una nostra sintesi tratta dal libro “La storia di Gilgamesh. Raccontata da Yiyun Li” Ed. La Biblioteca di Repubblica-L’Espresso, 2011

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