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mercoledì 27 dicembre 2006

Welby e i vecchi peccati della Chiesa

Una volta la chiesa escludeva dalle funzioni sacre e dai camposanti prostitute, suicidi, attori. Capitò a un mio arcibisnonno della compagnia Tamberlani, ai tempi della dilacerazione tra Stato e Chiesa, come Jemolo definì quei decenni. Oggi accade ai fautori di nuove libertà civili, ed è segno che non solo “il secol si rinnova”, come cantava Carducci, ma anche la chiesa.


Con Welby s’è rinnovata in peggio, perché il cardinale Ratzinger aveva formulato un giudizio sulla fine della vita molto diverso da quello ora espresso da papa. Segno, come hanno scritto in tanti, che la chiesa si sente assediata e teme che la minima concessione, invece di procurarle alleati nella competizione mondiale delle religioni e delle culture, apra valichi nelle sue mura ai cavalli (chi sa perché “nemici”) del libero pensiero. La segreteria della Cisl, per Natale, ha regalato un bel libro di Anna Vanzan, La storia velata (Edizioni Lavoro) ossia “le donne dell’Islam nell’immaginario italiano”. E’ una rivisitazione di otto secoli di menzogne o di mezze verità raccontate in Occidente e in Italia dai viaggiatori “cristiani” sulla sensualità, la lascivia, la lussuria delle donne islamiche (arabe, africane, asiatiche), prefigurazione terrena dell’aldilà delle Huri (non paradisus sed lupanar, secondo l’ascetico abate Sperandio). In questo modo, spiega l’autrice del testo, si preparavano i popoli cristiani alla disistima del nemico islamico e si favoriva la mobilitazione per le crociate (non si sa se per godere di quelle lascivie o per ripulirle col ferro e col fuoco).

l’Italia non è diventata liberale, e lo sconta ogni giorno; la Chiesa è sempre più chiusa a difesa, e cammina spesso con la testa all’indietro per correggere qualcosa del suo passato anziché della sua linea presente. Mondo cattolico e mondo laico hanno cercato invano “compromessi storici”, perché le forze politiche non possono intendersi (a parte gli interessi) se una di esse si ispira a un’autorità morale che sta ferma non solo ai principi ultimi, come è logico che stia, ma ai commi dei catechismi.

(Federico Orlando su "Articolo 21")

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Aggiornamento del 9.1.2007


Durante l'eucaristia domenicale del 24 dicembre, quasi in contemporanea con il funerale laico, la comunità di base di san Paolo di Roma ha pregato per "l'ultimo viaggio" di Welby; e ugualmente ha fatto la comunità di base dell'Isolotto di Firenze, durante la veglia di Natale. E Maria Bonafade, moderatora della Tavola valdese, partecipando al funerale laico in piazza, ha detto di non comprendere "l'indisponibilità del Vicariato cattolico di Roma a celebrare un funerale cristiano per Welby". "Crediamo infatti, come cristiani evangelici, che la Parola della Grazia e dell'Amore di Dio possa essere annunciata di fronte ad ogni morte". (luca kocci)


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