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domenica 26 ottobre 2008

Egoismo stupido

... "Egoismo stupido" ed "egoismo intelligente" si differenziano solo per l'aggettivo e possono coesistere in ciascuno di noi. Le centinaia di migliaia di studenti, genitori, professori, maestri, ricercatori, personale tecnico-amministrativo che si stanno mobilitando in questi giorni ed in queste ore nel paese esprimono . un naturale ed assolutamente non manovrato bisogno di "egoismo intelligente". Esprimono un consapevole ed autocritico progetto di costruzione di un nuovo mondo che nello specifico passa attraverso un elemento di vitale importanza quale l'educazione e la crescita culturale del paese. Il paventare arrogantemente l'intervento della polizia per poi fare subito dietrofront è un evidente sintomo di seria preoccupazione di chi detiene il primato archetipico dell'egoismo stupido. Anche in noi, in quelle centinaia di migliaia di persone che dissentono c'è "egoismo stupido" che però gestito ed elaborato diventa "egoismo intelligente".


. Temo, per i teorici dell' "egoismo stupido", che si stia lentamente mettendo in moto un processo di elaborazione di massa sull'egoismo intelligente che entro la dialettica parlamentare e nei megafoni dei media può essere denigrato e ridicolizzato ma che fuori, nel mondo reale, rappresenta un serio tentativo di darci un futuro.


Aprire un serio dibattito sul welfare in Italia significa prima di tutto fare i conti con il proprio "egoismo stupido" perché possa liberarsi finalmente quello intelligente. Senza perdersi nelle complesse ragioni che affondano le radici nella natura e lunga storia del nostro paese, è necessario cominciare ad assumersi ciascuno e ad ogni livello le proprie responsabilità.


Io sono un ricercatore dell'ateneo di Firenze, il quale in Italia è uno tra i più vicini al fallimento. Sono parte di questo ateneo da 9 anni con circa 10 anni di precariato nella ricerca post-laurea, la mia è una storia comune e sicuramente più fortunata rispetto a quella di tanti precari attuali. Le ragioni del fallimento economico dell'ateneo fiorentino sono probabilmente simili nei principi generali a quelle del Comune di Catania. Io potrei non sentirmi responsabile, dato il lungo percorso di gestione non oculata delle risorse che ha portato al dissesto dell'ateneo. Mi sento invece profondamente coinvolto perché questo è il luogo dove avrei voluto dare il mio piccolo contributo al futuro del mio paese ed in parte credo di aver fallito. Non ho fatto il possibile perché questo non avvenisse e le piccole forze di cui dispongo non possono essere un alibi autoassolutorio. Penso però che se l'ateneo fiorentino è in queste condizioni vi deve essere una compartecipazione responsabile al danno che va oltre i rettori, i direttori amministrativi, i professori, i ricercatori ed il personale tecnico amministrativo e che necessariamente chiama in causa la politica in scelte sull'Università di significato più ampio. Chi nella maggioranza, così come nell'opposizione parlamentare ritiene di non sentirsi responsabile perché comunque le scelte le ha fatte qualcun altro, magari della parte politica opposta, è un egoista stupido che deve riflettere e cercare una dimensione più intelligente del proprio agire. Che cos'è stata l'autonomia universitaria a prescindere da chi l'ha voluta, Berlinguer? Altri? Non è importante la paternità della riforma ma la logica, assolutamente bipartisan, che l'ha partorita. Che cosa sono state le riforme dei corsi di laurea entro un autonomia universitaria deresponsabilizzante? Che cosa hanno rappresentato i concorsi universitari degli ultimi 15 anni per la proliferazione dei corsi di laurea ed il dissesto finanziario del sistema? Sono stati provvedimenti legislativi partoriti dagli universitari? Suggeriti dagli universitari ai politici? Come possono concordare politica e mondo accademico e della ricerca i criteri per la valutazione obiettiva della produttività e del merito?


Si può tentare di trovare in risposte a queste domande l'orizzonte ideale da cui ripartire? Chi nella maggioranza politica che governa questo paese è disposto a costruire una discussione su questi aspetti bypassando le polemiche in linguaggio parlamentarese o gli slogan televisivi?


Finora ho ascoltato posizioni che demagogicamente titillano, con un lessico rodato, l' "egoismo stupido" dell'opinione pubblica: "stipendificio", "scuola come ammortizzatore sociale", "fannulloni", "baroni", "meritocrazia". A prescindere dalle rassicurazioni, i tagli previsti dal governo sembrano lasciare poco spazio alla fantasia su come alcuni di questi slogan possano trasformarsi in atti concreti di riforma. Ad esempio come si coniuga la "meritocrazia" con il blocco dei turn-over? Come si valutano e valorizzano coloro che comunque, pur nel generale sistema degli sprechi, hanno fatto e fanno il loro dovere? Si deve pensare ad un auto-delazione o alla raccolta firme per testimoniare la serietà, competenza ed abnegazione di singoli e strutture entro l'Università?


Ho il forte sospetto, scusate la malafede, che a domande di questo tipo ed a moltissime altre possibili sarà difficile dare risposta immediata fino a che chi teorizza e promuove l'egoismo stupido sarà convinto che questo è giusto. No! Ho sbagliato e continuo a sbagliare! Così come ha sbagliato chi, singoli, movimenti, partiti, ha creduto in questi venti anni che il problema fosse l'archetipo e non invece la naturale predisposizione all'egoismo stupido, naturalmente congenita in ognuno di noi. Mi voglio un po' dimenticare di chi detiene il primato archetipico dell' "egoismo stupido" e concentrarmi su di noi perché quella visione del nuovo mondo possibile possa emergere anche in coloro che continuano a sperare nel Superenalotto".


                                                                                                                                        Marco Benvenuti


 

Preghiera della eucaristia


Celebriamo l' eucaristia

condividendo con gioia

i frutti del lavoro umano: il pane e il vino,

 nella memoria di Gesù

e nella memoria dell' immenso sforzo di liberazione

compiuto nei secoli da donne e uomini

che hanno lottato per dare significato positivo

 alla loro vita di lavoro

e alla lotta contro 1'alienazione e l'oppressione.

La vita comunitaria,

il nostro unire le esperienze quotidiane,

i passi, i pensieri, le emozioni, le angosce,

è un cammino di liberazione

dal dominio del sacro

e da una visione negativa

 della storia umana.

In tale cammino di liberazione inseriamo la memoria di Gesù.

 Il quale la sera prima di essere ucciso

mentre sedeva a tavola con apostoli e apostole

 prese del pane lo spezzò e lo diede loro dicendo:

prendete e mangiate, questo è il mio corpo.

Poi prese un bicchiere di vino lo benedì

e lo diede loro dicendo:

questo è il mio sangue sparso per voi:

 fate questo in memoria di me.

Che per lo Spirito di Gesù

questa eucaristia non sia un sacrificio

ma un annuncio evangelico

di riconciliazione

fra il corpo, il sangue, il lavoro,

 la vita spesa per la giustizia,

la storia della liberazione,

il mistero che ci avvolge.

(Domenica 26 ottobre 2008, assemblea domenicale della Comunità)

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