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mercoledì 14 aprile 2010

Cattolicesimo reale

Walter Peruzzi


“ABORTIRAI CON DOLORE”


www.cattolicesimo-reale.it 7 aprile 2010


La Chiesa dice di essere contro l’aborto perché “ama la vita”. E’ una bugia. Se la Chiesa amasse davvero la vita, autorizzerebbe i fedeli a usare i contraccettivi, che rendono più difficili gravidanze indesiderate o pericolose per le donne senza dover ricorrere all’aborto, e riducono il pericolo dell’Aids. La Chiesa combatte l’aborto, e la contraccezione, non perché ama la vita ma perché odia il piacere.


 


La crociata contro il piacere…


La Chiesa identifica il piacere sessuale con la “colpa” cui deve corrispondere un “castigo” (nell’altra vita e se possibile anche in questa) a meno che l’atto sessuale non sia compiuto nel matrimonio e con finalità procreativa. Tutta l’educazione cattolica è tesa ad alimentare un angoscioso senso di colpa per ogni tentativo e perfino per ogni desiderio di godere della propria sessualità fuori da questi limiti. Nei conventi e nei seminari l’autoerotismo (che doveva essere “confessato” alla comunità) veniva punito fisicamente, con bastonature e frustate, fino all’Ottocento e oltre. I colpevoli di relazioni non “regolari”, specie se donne,  sono sempre stati additati al disprezzo sociale nelle piccole comunità. La condanna dell’omosessualità è nota: nel 1993, nella Lettera sulla cura delle persone omosessuali, il cardinale Ratzinger giustifica l’esclusione dei gay  da insegnamento o addestramento sportivo.


Ma perfino nel matrimonio l’uso del preservativo è vietato anche in caso di marito che può “infettare” il partner o di donna che non tollera gravidanze, o di portatori di Aids.


 


…e per il dolore


L’unica ricetta infallibile per tutti questi casi è una sola: astinenza, cioè reprimersi, evitare il piacere. Chi non vuole evitarlo deve rischiare la malattia o la morte, essendo il piacere una cosa “brutta” che va punita. Nessuna scorciatoia, preservativo o aborto, che permetta di sottrarsi a questa alternativa, può essere tollerata.  In questa logica si comprende tanto più l’avversione per la pillola RU486.


Avendo già dovuto subire l’affronto di una legge che depenalizza l’aborto (e che la Chiesa vorrebbe eliminare), si salvi almeno il principio di renderlo il più doloroso e traumatico possibile. Così come è giusto rendere il più insicuri e avvelenati dal timore di una malattia o di una gravidanza, i rapporti fra i giovani. Abortire senza dolore è “banalizzare” l’aborto come mettere nelle scuole i preservativi è “banalizzare” il rapporto sessuale, farne cose facili…E dove va a finire la “valle di lacrime”?.


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