Translate

domenica 27 novembre 2011

Terra madre

Comunità dell’Isolotto - Firenze, domenica 27 novembre 2011



Storie dell’altro mondo: la storia di “Terra Madre”



riflessioni di Carlo, Claudia, Gisella, Luisella, Maurizio



con l’intervento e la testimonianza di Giovanna Licheri



           



Indice



1. Letture dalla Bibbia e dal Vangelo. 1



2. Terra Madre. 2



3. Testimonianze di Gente di Terra Madre. 5



4.   Chi è Slow food………………………………………………………………………….6



5. L’esperienza di Giovanna Licheri……8



6. L’impoverimento del suolo. 12



Levitico 25, 1-7 e 23. 14



 






1. Letture dalla Bibbia e dal Vangelo




E Dio disse: “La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto che facciano sulla Terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie”. E così avvenne: la terra produsse germogli, erbe che producono seme, ciascuno secondo la propria specie e alberi che fanno ciascuno frutto con il seme, secondo la propria specie”. E Dio vide che era cosa buona (Genesi, 1, 11-12)



E Dio disse: “Ecco, vi dò ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo. A tutte le bestie selvatiche, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli esseri che strisciano sulla terra e nei quali è alito di vita, io do in cibo ogni erba verde. Dio vide che quanto aveva fatto era cosa molto buona”. (Gen., 1,29-31)



 



Questi brani della Genesi mostrano come anche in tempi antichissimi, ed anche nella mitologia di creazione adottata da un popolo di pastori come quello ebraico, l’umanità aveva chiari (o voleva che fossero chiari) il valore, la bellezza e la bontà dei germogli, delle piante e degli alberi che producono frutto, dei semi, e di quella che oggi chiamiamo bio-diversità e che nella Genesi è indicata con l’espressione “ciascuno secondo la propria specie”.



Dal Vangelo di Matteo: Entrato nel tempio, mentre insegnava gli si avvicinarono i sommi sacerdoti e agli anziani del popolo che gli chiesero “Con quale autorità fai questo? Chi ti ha dato questa autorità?”…. Ed Gesù disse loro: Ascoltate un’altra parabola: «Un uomo piantò una vigna, le fece attorno una siepe, vi scavò una buca per pigiare l'uva e vi costruì una torre; l'affittò a dei vignaiuoli e se ne andò in viaggio. Al tempo della raccolta mandò a quei vignaiuoli un servo per ricevere da loro la sua parte dei frutti della vigna. Ma essi lo presero, lo picchiarono e lo rimandarono a mani vuote. Egli mandò loro un altro servo; e anche questo insultarono e ferirono alla testa. Egli ne mandò un altro e quelli lo uccisero; poi molti altri che picchiarono o uccisero. Aveva ancora un unico figlio diletto e quello glielo mandò per ultimo, dicendo: "Avranno rispetto per mio figlio”. Ma quei vignaiuoli dissero tra di loro: “Costui è l'erede; venite, uccidiamolo e l'eredità sarà nostra”. Così lo presero, lo uccisero e lo gettarono fuori dalla vigna. Che farà dunque il padrone della vigna? Egli verrà, farà perire quei vignaiuoli e darà la vigna ad altri. Non avete letto la Scrittura: "La pietra che i costruttori hanno rifiutata, è diventata pietra angolare; ciò è stato fatto dal Signore, ed è una cosa meravigliosa ai nostri occhi?”» Essi cercarono di prenderlo, ma ebbero paura della folla; perché capirono che egli aveva detto quella parabola per loro. E, lasciatolo, se ne andarono”.



Abbiamo scelto questo brano perché, nell’esperienza di cui raccontiamo oggi, troviamo  “pietre scartate” che potrebbero diventare, che vorremmo diventassero, “testata d’angolo”. Vediamo perché…: l’agricoltura industrializzata, che si colloca nell’attuale modello economico che mira solo a massimizzare il profitto, ha prodotto risultati catastrofici per l’intera umanità: ha provocato l’abbandono delle campagne, la desertificazione, la deforestazione, l’impoverimento dei suoli, la comparsa di nuove malattie tra le specie animali (l’aviaria, la mucca pazza, la peste suina, etc..), ha importo ai contadini devastanti monoculture che ne limitano - quando non ne stroncano - la sussistenza alimentare e ha imposto alle popolazioni un’omologazione alimentare che ci impoverisce tutti.



L’umanità in questo contesto è destinata all’impoverimento generale.



Resistono però ancora nel mondo migliaia di esperienze (di cui molte si sono collegate nel movimento di cui vogliamo parlare oggi, il movimento di Terra Madre) che praticano una agricoltura tradizionale, spesso di sola sussistenza, comunque capaci di avvicinare la terra con rispetto, capaci di conoscere e custodire le risorse, i ritmi e le potenzialità della natura.



L’economia di mercato e il pensiero dominante, considera queste esperienze, come marginali, insignificanti, incapaci di incidere, nella migliore delle ipotesi utopiste o di “nicchia”.



Sono pietre scartate.



Noi invece pensiamo che se l’umanità ha una possibilità di salvarsi, questa possibilità abita proprio nelle “pietre scartate”, in queste esperienze di agricoltura capaci di produrre cibo e di vivere in armonia con la Terra. E vogliamo conoscerle, sostenerle, impegnarci con esse, perché ci sentiamo parte di questo modo di essere e di vivere, anche in loro si realizza il “regno di Dio”.



 






2. Terra Madre




 



Cos’è Terra Madre? Terra Madreè una rete di “comunità del cibo”, ossia una rete di comunità formate da tutti coloro che lavorano quotidianamente nel mondo dell’agricoltura, della pesca, dell’allevamento e dell’intera filiera alimentare, per preservare antichi metodi di produzione alimentare sostenibili, per promuoverne di nuovi che siano in armonia con la natura, per preservare il gusto, la biodiversità del cibo e le tradizioni culinarie locali. Al centro di questo impegno c’è un’attenzione particolare per i territori, per la difesa della biodiversità delle varietà vegetali e delle specie animali che ha permesso nei secoli di preservare la fertilità delle terre e la biodiversità.



 



Come è nata Terra Madre?Terra Madre è nata, su una idea di Slow Food, nell’ottobre del 2004 a Torino, quando si sono incontrati circa 5.000 contadini, piccoli allevatori e pescatori provenienti da 130 paesi di tutto il mondo. Migliaia di persone provenienti da villaggi sperduti dell’Africa, dell’Asia, dell’America Latina, ma anche da realtà poco conosciute di Europa e Nord America: erano (e sono) persone diversissime tra loro, molte delle quali non erano mai uscite dal loro villaggio, accomunate dal fatto di lavorare la terra con la volontà e la capacità di rispettarne i ritmi, di preservarne le risorse, di custodirne la biodiversità delle specie vegetali e animali, di custodirne le tradizioni culinarie locali. Non è stato facile spostare queste persone (che spesso non si erano mai spostate, che non conoscevano le lingue) ed ospitarle (furono ospitate da molte famiglie di Torino o di contadini piemontesi) ma poi tutto è andato bene. Queste persone attraverso il viaggio e l’incontro con altre realtà diverse ma simili, hanno visto riconosciuto il valore della loro fatica quotidiana (un lavoro che in genere assicura la sopravvivenza ma non dà ricchezza economica), hanno scoperto di non essere sole, hanno stretto amicizie e collaborazioni, hanno sviluppato occasioni di scambio di saperi, hanno acquisito consapevolezza e autostima. Il produttore biodinamico Markus Friedrich Schumacher di Tula (Russia) così si è espresso nel film che Ermanno Olmi ha girato nel 2009 per documentare questa esperienza: “Sono andato a questo meeting come un combattente solitario e quando sono tornato a casa non mi sono più sentito come un combattente solitario ma come parte di un grande movimento”.



Il fatto che queste persone abbiano potuto sentire e capire, in modo concreto, che il loro lavoro ha un enorme valore per la salvaguardia di tutto il pianeta e abbiano potuto accrescere il loro senso di autostima non è cosa da poco, anche perché per molti la tentazione di mollare tutto è forte: il loro lavoro è un lavoro duro, faticoso, che spesso non è remunerato in modo adeguato, che non consente di spostarsi, che non lascia tempo libero e che fa sentire “antichi, marginali”; la tentazione di andarsene, di andare in città pensando di andare a fare fortuna per molti è grande, anche perché molti non sanno che nella maggior parte dei casi i contadini che arrivano ai bordi delle megalopoli perdono tutto, e da poveri diventano miserabili.



Il nome da dare a questa rete “Terra Madre” è stato trovato subito, in onore a Pachamama la madre terra che venerano gli indios di tutta l’America Latina.



Questo primo incontro del 2004 si è poi ripetuto ogni due anni, ampliandosi, crescendo e articolandosi in molti modi: per esempio nel 2006 ha coinvolto i cuochi che hanno un ruolo fondamentale nel promuovere il valore dei cibi buoni, puliti e giusti (dove buono si riferisce alla qualità e al gusto degli alimenti, pulito a metodi di produzione rispettosi dell’ambiente, giusto alla dignità e giusta remunerazione dei produttori e all'equo prezzo dovuto dai consumatori) e nel promuovere e scegliere produttori locali di prodotti sani e qualità; e il mondo accademico che desiderava impegnarsi con i propri sapere su questi fronti. Successivamente Terra Madre si è allargata ai musicisti, i musicisti rurali, che da sempre con le loro tradizioni orali e musicali, accompagnano le mietiture, le semine, le stagioni, e le occasioni di convialità.



 



Terra Madre si opponead un sistema economico e ad un modello di sviluppo scriteriato che ricerca un continuo aumento dei profitti, che ha imposto in molti paesi scellerate monoculture, che mira alla omologazione della alimentazione dei popoli (cioè che spinge tutta la popolazione mondiale a mangiare le stesse cose prodotte da alcune poche multinazionali), che ha trasformato i cibi - il grano, il mais, il riso, il caffè e infiniti altri cibi .. in merci con prezzi sul mercato globale mentre dovrebbero essere cibi che prima di tutto sono fatti per essere mangiati dalle comunità che le producono. Tutto questo ha ripercussioni pesantissime su tutti noi, sulle risorse della Terra, sulla fertilità dei suoli, sulla possibilità di sopravvivenza dei popoli poveri e sulla sopravvivenza di tutti noi.



 



Terra Madre ha un sogno, quello di far sentire uniti, importanti quelli che sono sempre stati considerati gli umili, i marginali, l’ultima ruota del carro. L’importanza vera di questa umanità è sempre stata sottovalutata. I contadini e i produttori di cibo sostenibile sono sempre stati considerati come dei perdenti, un pezzo di mondo rimasto indietro, non al passo con i tempi, “sottosviluppati”. Ma quelli che la pensano così si sbagliano!



 



Terra Madre è una vera e concreta speranza:C’è chi ha visto in questi grandi incontri di gente semplice, umile ma piena di dignità e ritrovato coraggio, una specie di spettacolare parata dei poveri in abiti tradizionali, una sorta di festa terzomondista o un richiamo nostalgico ad un mondo agreste marginale. In ogni caso una realtà utopica. Ma si sbagliano!



La realtà è che il modello economico nel quale viviamo da oltre un secolo - un modello che mira solo a massimizzare i profitti - ha spogliato la terra, messo a rischio l’acqua, impoverito e desertificato i suoli, deforestato i territori, creato montagne di rifiuti, imposto ai contadini terribili monoculture, e alle popolazioni una omologazione dei cibi e delle culture. La realtà è che con questo modello economico e culturale l’umanità è destinata alla catastrofe.



Ma una alternativa esiste, ed esiste già! ed è nascosta tra le pietre scartate, in tutti coloro irrisi e marginali, che nella realtà che conoscono, amano e custodiscono le risorse e le potenzialità della natura, della Madre Terra, che se è amata e custodita sa essere dispensatrice di molti, buoni frutti. Se l’umanità ha un futuro questo futuro abita qui.



 



Terra Madre che obiettivi ha? Cosa intende fare? Terra Madre è nata per aumentare, nelle comunità dei produttori e nell’opinione pubblica, la consapevolezza di quanto è prezioso il loro lavoro. Per dare ai produttori qualche strumento in più per continuare a lavorare in condizioni migliori, per il bene di tutti noi e del pianeta. Per queste ragioni, costruire una rete mondiale – che disponga di strumenti di condivisione delle informazioni e che offra la possibilità di imparare dalle esperienze altrui e di collaborare con gli altri – è sembrato fondamentale. L’obiettivo di Terra Madre è sostenere le persone che nel mondo custodiscono terre, saperi e cibi sani, giusti e buoni; è continuare ad avere terre fertili, dove germoglino e crescano piante e animali adatti a quei particolari ambienti, piuttosto che dopati con sostanze chimiche che li fanno fruttare o ingrassare artificialmente.



 



I valori di Terra Madre: Terra Madre è formata da un’umanità umile, povera, piena di dignità, profondamente eterogenea, alle prese con la volontà e la capacità di preservare i saperi antichi e la volontà di acquisire quei saperi moderni che siano rispettosi della madre-terra. Negli incontri che si sono susseguiti si sono sviluppati aspetti che sono connaturati alla vita di questa umanità e che sono stati riassunti con la parola “intelligenza affettiva”: il rispetto per la diversità di ogni esperienza, un profondo senso di gratitudine e di fratellanza, una grande curiosità che stimola l’intelligenza e l’apprendimento, una spinta all’impegno politico nel senso più ampio e positivo, di democrazia partecipativa.



Un altro aspetto che caratterizza Terra Madre è che gli organizzatori pongono le condizioni organizzative necessarie perché gli incontri possano avvenire nel modo migliore, ma non c’è nessuno che comanda, che indica la strada, che ha la pretesa di dire quel che si deve fare: il tutto si svolge in una “austera anarchia”, in cui tutti fanno la loro parte. Chi pensa dunque che questa umanità sia un “esercito di gente chiamata a rapporto ogni due anni”, ragiona con i criteri di violenza e di omologazione che permea l’attuale modello culturale ed economico; al contrario gli organizzatori di questi incontri hanno una solida fiducia sulle capacità creative della auto-organizzazione e sanno che le comunità, se si danno adeguate possibilità di esprimersi, hanno tutte le capacità per trovare le loro strade, strade da individuarsi in modo lento, partecipato, complesso ma che aprono orizzonti di sostenibilità, di fraternità, di vero benessere. 



 



Quali sono i nodi della rete di Terra Madre?I primi nodi di questa rete sono state le comunità del cibo, cui si sono poi aggiunti i cuochi e i rappresentanti del mondo accademico.



Ø  Le comunità del cibo sono gruppi di persone che producono, trasformano e distribuiscono cibo di qualità in maniera sostenibile e sono fortemente legate a un territorio dal punto di vista storico, sociale e culturale. Le comunità condividono i problemi generati da un’agricoltura intensiva lesiva delle risorse naturali e da un’industria alimentare di massa che mira all’omologazione dei gusti e mette in pericolo l’esistenza stessa delle piccole produzioni.



Ø  I cuochi hanno un ruolo fondamentale. Sono gli interpreti di un territorio, che valorizzano attraverso la loro creatività. I cuochi di Terra Madre hanno capito che non si può separare il piacere dalla responsabilità verso i produttori, senza i quali non esisterebbe una cucina di successo. I ristoranti sono il luogo ideale per trasmettere questa filosofia ai consumatori. I cuochi rafforzano le comunità del cibo dialogando e collaborando con i produttori, e per questa via lottano anch’essi contro l’abbandono delle culture tradizionali e la standardizzazione del cibo.



Ø  250 universitàe centri di ricerca, con oltre 450 accademici in tutto il mondo, fanno parte della rete di Terra Madre e si impegnano, nel proprio ambito e con gli strumenti a loro più consoni, a favorire la conservazione e il rafforzamento di una produzione di cibo sostenibile, attraverso l’educazione della società civile e la formazione degli operatori del settore agroalimentare. Il mondo accademico che condivide i valori di Terra Madre cerca di coltivare un rapporto di reciprocità con la produzione, mettendo a disposizione le proprie conoscenze scientifiche per favorire scambi tra comunità locali ma anche mettendosi all’ascolto delle comunità, là dove queste hanno elaborato soluzioni ed esperienze ancora insondate dal mondo scientifico.



 


5. L’impoverimento del suolo


E’ ormai noto che lo sfruttamento industriale in maniera intensiva dei terreni coltivabili porta ad un progressivo impoverimento del suolo che, nonostante vengano utilizzati concimi, fertilizzanti e antiparassitari,  risulta progressivamente compromesso.

La desertificazione è un processo indotto dall’attività umana più che dai cambiamenti climatici; in genere deriva dall’eccessivo sfruttamento del terreno per uso agricolo e viene spesso accelerato per effetto del vento e del dilavamento delle piogge in aree a scarsa copertura di piante di alto fusto.

Le pratiche che portano all’impoverimento del suolo e alla desertificazione sono :

a)  pratiche agricole intensive                            a1)   uso di pesticidi inorganici

b)  processi estrattivi e di raffinazione              a2)  uso di compost inquinato

c)  processi industriali                                       a3)  irrigazione con acque inquinate

d)  traffico dei veicoli

  

L’agricoltura sostenibilecombina tre obiettivi fondamentali – un ambiente sano, il rendimento economico e l’equità sociale ed economica. Ad essa hanno contribuito diversi orientamenti filosofici, molte politiche e pratiche. Soggetti con competenze diverse, dagli agricoltori fino a consumatori, hanno condiviso questa visione e hanno contribuito al suo sviluppo.

Nel 1990 l’ Organizzazione delle Nazioni Unite ha definito la sostenibilità in termini di

“soddisfazione dei fabbisogni attuali senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri fabbisogni”. Per questo motivo la gestione sia delle risorse ecologiche e ambientali che di quelle umane è di estrema importanza. La gestione delle risorse umane comprende anche la gestione delle responsabilità sociali come le condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori, i bisogni delle comunità rurali, la salute e la sicurezza dei consumatori sia nel presente che nel futuro. Gestire le risorse territoriali e ambientali vuol dire mantenere a lungo termine o accrescere questa fonte di vita fondamentale.

Nessun commento:

Posta un commento