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lunedì 12 gennaio 2015

TTIP - Trattato Transatlantico di Libero Scambio

Comunità dell'Isolotto
Domenica 11 gennaio 2015 -'Assemblea settimanale


Antonietta, Fiorella, Lucia, Paola presentano l'argomento che segue e che ha dato motivo e spazio ad un fitto scambio di considerazioni tra i presenti.
L'audio, di questa come di tutte le assemblee domenicali, viene registrato e posto in archivio.
Qui si pubblicano i documenti usati come fonte. Gran parte da Wikipedia, ma non solo.


Lettura biblica: La terra è di Dio:
«Conterai sette settimane di anni, cioè sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno un periodo di quarantanove anni. Al decimo giorno del settimo mese, farai squillare la tromba dell'acclamazione; nel giorno dell'espiazione farete squillare la tromba per tutto il paese. Dichiarate santo il cinquantesimo anno e proclamate la liberazione nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia»
«Il cinquantesimo anno sarà per voi un Giubileo; non farete né semina, né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate. 
«Poiché è il Giubileo; esso vi sarà sacro; potete però mangiare il prodotto che daranno i campi. In questo anno del Giubileo, ciascuno tornerà in possesso del suo. Quando vendete qualche cosa al vostro prossimo o quando acquistate qualche cosa dal vostro prossimo, nessuno faccia torto al fratello» (Levitico 25, 8-14)
Qui viene brevemente rievocata la pubblicazione de "La terra è di Dio", di Giovanni Franzoni, abate della Basilica di S.Paolo in Roma, nel 1973.

Di cosa si tratta, come  e quando nasce il Ttip?

 Sono troppo poche in Italia le persone che sanno cosa sia il TTIP   Transatlantic Trade and Investment Partnership (trattato  Transatlantico di libero scambio) un accordo bilaterale tra  Unione europea e Stati Uniti che riguarda il commercio e gli investimenti e che avrà ricadute su quasi tutti gli aspetti della nostra vita
Scuola, sanità, cultura, trasporti, diritti del lavoro, commercio agroalimentare, industria energetica, brevetti, movimento di capitali quasi niente resterà fuori da regole imposte da chi sta conducendo oggi la fase preliminare delle trattative , ovvero le grandi multinazionali.

La storia del Ttip parte da lontano. L’idea di creare un’area di libero scambio in  tutto l’Occidente nasce infatti nel 1995, ad opera di una lobby di nome Transatlantic Business Dialogue, cui aderiscono molte multinazionali.

Di convegno in convegno, questa lobby  si costruisce un po’ di adesioni politiche nel Congresso americano e nel Parlamento Europeo.
 Tuttavia fino a qualche anno fa se ne parlava e basta. La crisi dei debiti e della domanda europea, convince soprattutto l’Europa che è il momento di passare dalle parole ai fatti.
La decisione di iniziare i negoziati è stata in larga parte determinata dal prolungarsi della crisi economica
L’accelerazione  americana è stata impressa da Obama, che mira a creare due corridoi di libero scambio per i beni e i servizi americani, uno transatlantico e uno transpacifico. I lavori sono iniziati nel luglio del 2013.
In che modo il Ttip favorisce il commercio?
Oggi, se si vuole esportare un prodotto negli Stati Uniti bisogna predisporsi al pagamento dei dazi. Col Ttip, queste barriere verrebbero abolite, permettendo di fatto la libera circolazione dei prodotti sulle due sponde dell’Oceano Atlantico. Non ci sono solo i dazi, tuttavia: spesso anche le diverse regolamentazioni e i diversi standard di sicurezza sono una barriera al libero scambio.

La questione delle regolamentazioni riveste un’importanza cruciale soprattutto per quanto riguarda la sicurezza, l’ecologia, la salute.
 Pur essendo due economie in buona parti simili, l’approccio americano e quello europeo, su questi temi, differiscono e non poco.
 in Europa vige il principio di precauzione: se c’è il dubbio che un prodotto alimentare faccia male, non può essere messo in vendita. Negli Usa, succede il contrario: se non v’è certezza che un prodotto faccia male, non viene proibito.
Il fantasma che si aggira per l’Europa – o meglio, tra gli ambientalisti europei – è che dai negoziati spuntino norme che consentano ai prodotti alimentari americani come ortaggi geneticamente modificati, carne agli ormoni e polli lavati nel cloro di fare la loro comparsa sugli scaffali dei nostri supermercati senza etichette che attestino tali trattamenti, consentiti negli Usa e (sinora) proibiti in Europa
A beneficiare del Ttip saranno soprattutto le imprese multinazionali o comunque quelle che già hanno le dimensioni tali per esportare. Per loro si apriranno spazi ulteriori per poter vendere le loro merci altrove.
Al contrario, le piccole imprese potrebbero soffrirne, in quanto con l’abbattimento di tutte le barriere daziarie si ritroverebbero a dover lottare contro più (e più convenienti) prodotti esteri.
 In Italia solo due imprese su cento hanno più di dieci addetti e solo cinque imprese su cento esportano.
 Curiosità: la delegazione dei negoziatori europei è guidata dal tedesco Paul Nemitz. E non c’è nessun italiano fra questa delegazione.
La Commissione Europea afferma che le misure a protezione degli investimenti non riguarderanno il sostegno sociale, la salute e l’ambiente e che già esistono accordi tra gli Usa e Stati membri dell’Ue che tutelano gli investitori. Però non è ancora chiaro, se e come questo trattato impatterà sulla nostra sovranità.

Fino a qualche tempo fa, i negoziati sul Ttip erano classificati come segreti. Ora, almeno in parte, non lo sono più. Su iniziativa del governo italiano  l’Unione Europea ha deciso di declassificare e di rendere pubblico il documento che contiene le direttive che ha dato ai suoi negoziatori
.Una delle questioni in agenda è la piena mobilità dei capitali e delle fonti di energia – tra cui il famigerato shale gas americano - tra le due sponde dell’Atlantico. Il problema, semmai, è che mentre da noi le informazioni (ancora poche) stanno arrivando solo ora, le multinazionali americane, che schierano seicento consulenti del governo Usa, hanno pieno accesso di tutti i documenti prodotti sinora e possono, ovviamente, intervenire con i negoziatori.

Un milione di firme contro il libero scambio. Dagli Ogm ai farmaci, le paure degli europei

Successo dei comitati per lo stop al Trattato atlantico Ttip. Nessun valore legale, ma la Ue dovrà tenerne conto
di ANDREA BONANNI
5 dicembre 2014-12-22
.In due mesi hanno raccolto più di un milione di firme di cittadini europei contrari al trattato di libero scambio con gli Usa e il Canada, il cosiddetto Ttip. Ma la Commissione non riconosce la legittimità dell'iniziativa, e così ora I responsabili di "Stop Ttip", che unisce 320 organizzazioni di 24 Paesi, hanno presentato un ricorso alla Corte di giustizia europea  per bloccare il negoziato o riavviarlo su nuove basi.
Lo riporta La Repubblica sottolineando che, benché le leggi di iniziativa europea non si applichino ai trattati o ai negoziati internazionali, l’Unione non potrà ignorare la grande adesione ottenuta dall’iniziativa di Stop Ttip,
Le accuse al trattato spaziano dai timori che si abbassino i livelli di sicurezza sulla vendita dei farmaci e che il mercato europeo venga invaso dagli Ogm, malgrado a Bruxelles si stiano attrezzando a riguardo, dopo l’accordo raggiunto nella notte del 3 dicembre sulla possibilità, per i paesi membri, di vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati, anche se autorizzata da direttive europee.
Il fatto che la legislazione americana sia molto più elastica sugli Ogm, comporterebbe, sempre secondo i nemici del trattato, una concorrenza sleale delle multinazionali degli Stati Uniti nei confronti delle aziende europee, oltre a un abbassamento generale della genuinità dei cibi.
 In America sono permesse pratiche di produzione alimentare vietate in Europa, come i bagni di varechina per disinfettare i polli o il trattamento della carne con antibiotici.
 Tra le clausole più contestate c’è la cosiddetta “Isds“, State Dispute Settlemente - (ISDS, letteralmente in italiano risoluzione delle controversie tra investitore e Stato) è uno strumento di diritto pubblico che consentirebbe ai colossi industriali americani  di rivolgersi ad arbitrati internazionali per sottrarsi alle norme europee. Il Ttip intende istruire questo  organismo di arbitrato internazionale che per metterebbe ad un’impresa di citare in giudizio uno stato straniero e chiedergli un lauto risarcimento per aver compromesso o minacciato i propri investimenti e interessi commerciali.


Investor-state dispute settlement (ISDS, letteralmente in italiano risoluzione delle controversie tra investitore e Stato) è uno strumento di diritto pubblico internazionale che garantisce ad un investitore straniero il diritto di dare inizio ad un procedimento di risoluzione delle controversie nei confronti di un governo straniero (lo "Stato ospite"). Disposizioni che prevedono l'ISDS sono contenute in un gran numero di trattati bilaterali per gli investimenti, in alcuni accordi commerciali internazionali, come nel Capitolo 11 dell'Accordo nordamericano per il libero scambio, ed in accordi internazionali di investimento, come il "Trattato sulla Carta dell'energia". Se l'investitore straniero di un paese "A" ("Stato d'origine") investe in un paese "B" ("Stato ospite"), e quest'ultimo viola uno dei diritti garantiti all'investitore secondo il diritto pubblico internazionale, qualora entrambi abbiano concordato sull'ISDS, allora quell'investitore può portare la questione di fronte ad una corte arbitrale. Nonostante l'ISDS sia spesso associato ad un procedimento arbitrale effettuato secondo le regole dell'ICSID (acronimo inglese per il Centro internazionale per il regolamento delle controversie relative ad investimenti della Banca Mondiale), in realtà esso si sviluppa spesso sotto la protezione di corti arbitrali internazionali regolate da diverse norme e/o istituzioni, come la Corte Arbitrale Internazionale di Londra, la Camera di commercio internazionale, il Centro Arbitrale Internazionale di Hong Kong o le regole di arbitrato UNICTRAL.

 diritti dei lavoratori.
Gli Stati dell’Unione Europea  tra cui l’Italia – nonostante tutto – si sono dotati di leggi avanzate nel settore della promozione e tutela dei lavoratori. Gli Usa si sono invece limitati a ratificare solo il 10% delle convenzioni dell’Organizzazione Mondiale del Lavoro .
.Quando c’era  Barroso, anche la stessa Commissione europea si era mostrata molto critica nei confronti del Trattato, chi è l’attuale  presidente della Commissione Europea?
 È Jean-Claude Juncker, in carica dal 1º novembre 2014.

Juncker è un esponente del Partito Popolare Cristiano Sociale del Lussemburgo, che è un partito di centro-destra appartenente al Partito Popolare Europeo.

 Quello degli accordi riservati tra aziende e governo del Granducato per ottenere risparmi fiscali. Documenti su oltre 300 società, anche italiane, che trasferiscono lì risorse colossali. Un sistema che toglie denaro alla nostra economia. Proliferato nel Granducato sotto la guida di Juncker, ora presidente della Commissione Ue.

Naturalmente l'ago della bilancia penderà da una parte o dall'altra in base alle conclusioni concrete a cui arriveranno i negoziatori. Alcuni settori, per esempio, come l'audiovisivo, sono già stati esclusi dal tavolo delle trattative proprio per tutelare le normative poste a salvaguardia della specificità culturale europea. In altri campi, fa molto discutere quella clausola delle controversie internazionali (Isds),
 Ma quello che conta, sottolinenano i difensori del trattato, è che solo mettendosi insieme America ed Europa potranno fare fronte alla concorrenza delle nuove economie emergenti, imponendo a Cina, India o Brasile di adeguarsi ai loro standard qualitativi.
Pochi giorni fa, il premier italiano Renzi ne ha parlato come di una «scelta strategica e culturale» in grado di rilanciare la nostra economia, auspicando la ratifica dell’accordo entro la fine dell’anno e affermando che con questo trattato il Pil italiano potrà crescere da 1 a 4 punti percentuali, addirittura.
Altri, in particolare i partiti e le associazioni ambientaliste, oltre ad alcuni sindacati dei produttori come la Coldiretti e le associazioni di consumatori, parlano del Ttip come di uno strumento molto pericoloso, che non solo cambierà per sempre il nostro modo di lavorare e consumare, ma che avrà effetti devastanti pure sulla nostra sovranità di cittadini. Inoltre, ricordano, le negoziazioni relative a questo trattato si stanno svolgendo nella più totale segretezza, precludendo ogni possibilità di azione politica per contrastarle.
Sebbene le opinioni in merito siano diametralmente opposte, ciò su cui sia i sostenitori, sia gli oppositori concordano è la cruciale importanza del Ttip per il futuro dell’economia occidentale. Appare quindi altrettanto importante farsi un’idea di cosa sia, provando a fare chiarezza sui pochi fatti certi che per ora si hanno a disposizione.
OGM
Che cosa sono gli OGM

Definizione di Organismi Geneticamente Modificati[modifica | modifica wikitesto]

Con il termine Organismo Geneticamente Modificato (OGM) si intendono soltanto gli organismi in cui parte del genoma sia stato modificato tramite le moderne tecniche di ingegneria genetica. Non sono considerati "organismi geneticamente modificati" tutti quegli organismi il cui patrimonio genetico viene modificato a seguito di processi spontanei (modificazioni e trasferimenti di materiale genetico avvengono infatti in natura in molteplici occasioni e tali processi sono all'origine della diversità della vita sulla terra), o indotti dall'uomo tramite altre tecniche che non sono incluse nella definizione data dalla normativa di riferimento (ad esempio con radiazioni ionizzanti o mutageni chimici).
Gli OGM vengono spesso indicati come organismi transgenici: i due termini non sono sinonimi in quanto il termine transgenesi si riferisce all'inserimento, nel genoma di un dato organismo, di geni provenienti da un organismo di specie diversa. Sono invece definiti OGM anche quegli organismi che risultano da modificazioni che non prevedono l'inserimento di alcun gene (es. sono OGM anche gli organismi dal cui genoma sono stati tolti dei geni), così come gli organismi in cui il materiale genetico inserito proviene da un organismo "donatore" della stessa specie. In questo secondo caso alcuni studiosi parlano di organismi cisgenici[1], la tecnica in questione si chiama "miglioramento genetico assistito da marcatori molecolari e la cisgenesi", per velocizzare il lento progresso del breeding ed è pronta ad introdurre piante cisgeniche nel mercato.[2]

Tecniche principali[modifica | modifica wikitesto]

Ai fini della definizione di OGM data dalla Direttiva 2001/18/CE, sono considerate tecniche che hanno come risultato un organismo geneticamente modificato:
1.    tecniche di ricombinazione del materiale genetico che comportano la formazione di nuove combinazioni mediante l'utilizzo di un vettore di molecole di DNA, RNA o loro derivati, nonché il loro inserimento in un organismo ospite nel quale non compaiono per natura, ma nel quale possono replicarsi in maniera continua;
2.    tecniche che comportano l'introduzione diretta in un organismo di materiale ereditabile preparato al suo esterno, tra cui la macroiniezione e il microincapsulamento;
3.    fusione cellulare (inclusa la fusione di protoplasti) o tecniche di ibridazione per la costruzione di cellule vive, che presentano nuove combinazioni di materiale genetico ereditabile, mediante la fusione di due o più cellule, utilizzando metodi non naturali.
Sono esclusi dalla definizione gli organismi ottenuti per mutagenesi o fusione cellulare di cellule vegetali di organismi che possono scambiare materiale genetico anche con metodi di riproduzione tradizionali, a condizione che non comportino l'impiego di molecole di acido nucleico ricombinante.[3]

Tecniche di miglioramento genetico[modifica | modifica wikitesto]

La modificazione del genoma degli esseri viventi da parte dell'uomo è una pratica antichissima. Essa può risalire a circa 14.000 anni fa con l'addomesticamento del cane. Le modificazioni genetiche indotte in tal modo sono state però in larga parte inconsapevoli ed è solo a partire dalla prima metà del Novecento che l'uomo ha preso coscienza dell'effetto a livello genetico indotto dai propri programmi di selezione.
I metodi utilizzati tradizionalmente per modificare il patrimonio genetico degli esseri viventi sono essenzialmente due: la mutagenesi e l'incrocio.
La mutagenesi è un fenomeno che è strutturalmente presente, anche se a bassa frequenza, in tutti gli esseri viventi ed è basato sulle imprecisioni o gli errori di replicazione del genoma durante i processi di divisione cellulare. Le mutazioni vengono poi sottoposte a selezione o dall'ambiente o dall'uomo e se vantaggiose vengono mantenute nella popolazione. Nei programmi di miglioramento genetico, la frequenza con cui avvengono queste mutazioni viene generalmente amplificata utilizzando radiazioni o agenti chimici mutageni. Le mutazioni, che possono interessare una singola base del DNA o anche intere porzioni di cromosomi (inserzioni, traslocazioni, duplicazioni e delezioni), hanno portato nel tempo ad evidenti modifiche fenotipiche negli esseri viventi (si pensi alla diversità tra le varie razze canine). L'uomo, nei secoli, ha sfruttato la variabilità prodotta dalle mutazioni (quale ad esempio l'incapacità di perdere i semi da parte della spiga del frumento) per selezionare e costruire molte cultivar e razze animali oggi fondamentali per la sua sopravvivenza. Un esempio storico di mutazioni indotte dall'uomo ai fini del miglioramento genetico è rappresentato dalla varietà di frumento "Creso", ottenuto per irradiazione dall'ENEA. Esso è stato negli anni ottanta una delle varietà di punta per la produzione di pasta (circa 1 spaghetto su 4) ed è oggi uno dei genitori delle attuali varietà commerciali[4]. Un altro esempio è dato dalla differenza tra mais giallo e mais bianco che è riconducibile alla mutazione di un singolo gene.
L'incrocio è invece una tecnica che permette di unire le caratteristiche presenti in due individui diversi, anche non appartenenti alla medesima specie, grazie al rimescolamento dei loro genomi sfruttando la riproduzione sessuale. In tal modo sono stati prodotti il mulo o il bardotto, ma anche gli ibridi oggi utilizzati per le produzioni animali e vegetali. Il vantaggio di tale tecnica è la possibilità, una volta identificata fenotipicamente una caratteristica di interesse in una razza o in una varietà (ad esempio la resistenza ad una malattia), di trasferirla in un'altra attraverso incroci mirati.

Storia
Immagine al microscopio elettronico a scansione di E.coli, il primo batterio modificato tramite tecniche diingegneria genetica.
Il primo OGM moderno fu ottenuto nel 1973 da Stanley Norman Cohen (Stanford University School of Medicine) e Herbert Boyer (University of CaliforniaSan Francisco). I due ricercatori, grazie all'uso combinato delle nuove tecniche di biologia molecolare che si stavano sviluppando in diversi laboratori, come l'uso dell'enzima ligasi (1967), degli enzimi di restrizione e della trasformazione batterica (1970-72), riuscirono per primi a clonare un gene di rana all'interno del batterio Escherichia coli, dimostrando che era possibile trasferire materiale genetico da un organismo ad un altro tramite l'utilizzo di vettori plasmidici in grado di autoreplicarsi, abbattendo di fatto le barriere specie-specifiche[6][7].
Questi risultati ebbero un tale impatto da indurre la comunità scientifica ad autoimporre nel 1974 una moratoria internazionale sull'uso della tecnica del DNA ricombinante per valutare la nuova tecnologia ed i suoi possibili rischi. L'anno successivo fu la conferenza di Asilomar, tenutasi a Pacific Grove (California)[8][9] a concludere che gli esperimenti sul DNA ricombinante potessero procedere a patto che rispettassero severe linee guida, poi redatte dai National Institutes of Health (NIH) ed accettate dalla comunità scientifica. Queste linee guida, pubblicate per la prima volta nel 1976[10] e successivamente aggiornate, sono tuttora seguite dai laboratori che effettuano esperimenti di trasformazione genica[11].
Dal 1976 ad oggi gli OGM sono passati dallo stato di mera possibilità tecnologica ad una realtà. Si sono dovuti attendere infatti solo due anni da Asilomar per avere il primo prodotto ad uso commerciale derivato da un OGM. La Genentech, fondata da Herbert Boyer, è riuscita infatti a produrre attraverso E. coli importanti proteine umane ricombinanti: la somatostatina (1977) e l'insulina (1978), il farmaco biotecnologico più noto, che è stato commercializzato a partire dal 1981. La commercializzazione dell'insulina ha segnato un cambiamento epocale per l'industria del farmaco, aprendo il settore biotecnologico (precedentemente confinato nei laboratori di ricerca) all'industrializzazione, e rivoluzionando il processo di drug discovery e lo sviluppo di nuove terapie non invasive.
Poco dopo lo sviluppo dell'insulina ricombinante, nel 1983 si ebbe negli Stati Uniti la prima battaglia sul rilascio nell'ambiente di organismi geneticamente modificati. Al centro del dibattito la sperimentazione dei cosiddetti batteri ice-minus, una variante di Pseudomonas syringae incapace di produrre la proteina di superficie che facilita la formazione dei cristalli di ghiaccio. I ricercatori della Advanced Genetic Sciencies e della University of California, Berkeley svilupparono questa variante allo scopo di introdurla nel terreno per proteggere le piante dal gelo. La richiesta di effettuare esperimenti in campo aperto con questo OGM scatenò una forte contestazione da parte degli ambientalisti. Solo dopo una battaglia legale durata tre anni, nel 1986 i batteri ice-minus furono i primi OGM ad uscire dai laboratori ed essere introdotti nell'ambiente. Pochi anni dopo si scoprì che questa variante esisteva anche in natura e l'azienda detentrice del brevetto, visto il contesto non favorevole agli OGM, decise di proseguire gli esperimenti solo sulla variante naturale. Gli ice-minus ricombinanti non vennero mai commercializzati.
Dopo più di 30 anni dalla Conferenza di Asilomar, all'alba del XXI secolo si conoscono molte delle potenzialità e dei limiti di questa tecnologia e, in molti casi, si dispone dei protocolli di gestione necessari a consentirne una applicazione in sicurezza. In particolare il Protocollo di Cartagena, ratificato nel 2000, si pone come strumento internazionale per laprotezione della biodiversità dai possibili rischi derivanti dalla diffusione dei prodotti delle nuove tecnologie.
Ad oggi la tecnica del DNA ricombinante è stata utilizzata non solo per la produzione di nuovi farmaci, ma anche di enzimi per ridurre l'impatto ambientale dell'industria, piante e animali con caratteristiche migliorative in termini di resistenza alla malattie o di performance produttive e ambientali, ma anche organismi quali l'oncotopo, usato nella ricerca sul cancro, che hanno portato con sé importanti quesiti etici oltre ad aver aperto la strada a dispute per l'uso a fini sperimentali o commerciali delle innovazioni scientifiche[14]. La possibilità di brevettare gli OGM ha acceso un forte dibattito sulla proprietà intellettuale delle risorse genetiche del pianeta e sulla liceità di una ricerca e di un'industria che non si ponga anche dei limiti etici o che non sappia mettersi in ascolto delle domande presenti nell'opinione pubblica creando consenso attorno alle proprie iniziative di ricerca e business. Non da ultimo esistono perplessità sulla creazione di esseri umani geneticamente modificati.
La commercializzazione degli OGM sta conquistando anche altri tipologie di mercati: nel 2003 a Taiwan furono venduti i primi animali OGM a scopo domestico: si trattò di un centinaio di pesci d'acquario resi fluorescenti tramite l'inserimento di geni di medusa. Nel dicembre 2003 la vendita di pesci fluorescenti è stata permessa anche negli Stati Uniti, dopo che la Food and Drug Administration dichiarò la non rilevanza a scopi alimentari di questi pesci, mentre è tuttora vietata la loro introduzione in Europa.


OGM: una nuova tecnologia che ha avuto troppo successo

Il termine Organismi Geneticamente Modificati non è un termine usato dalla comunità scientifica in quanto troppo generico. OGM viene correntemente utilizzato dai media per descrivere solo una particolare modifica del patrimonio ereditario e solo quando questa si applica al mondo vegetale. In realtà esistono molti modi di modificare il patrimonio genetico di un organismo e l’uomo usa molti mezzi da tanti anni per piegare batteri, lieviti, piante ed anche virus alle sue esigenze. Gli OGM sono in realtà solo il termine usato dai mezzi di comunicazione di massa per descrivere piante in cui sono stati trasferiti uno o pochi geni per trasformare cellule o tessuti vegetali.
Essendo quindi un termine di principale uso giornalistico usato quasi sempre per indurre paure e talvolta vere e proprie fobie nel pubblico, non è strano che siano nate delle altre definizioni mediatiche di OGM quali: Organismi Giornalisticamente Modificati ovvero Ottuse Guerre Mediatiche.
In realtà alla pessima imagine pubblica che evocano gli OGM non corrispondono nè documentati problemi ambientali nè problematiche di tipo sanitario anzi, come recita la dichiarazione del commissario Europeo alla Ricerca Philippe Busquin, gli OGM “sono ancora più sicuri” delle piante coltivate in maniera tradizionale da cui derivano.
Per cercare di colmare l’enorme distanza che intercorre tra la percezione pubblica degli OGM ed il loro uso quotidiano è necessario affrontare tutte le questioni che questa tecnologia suscita analizzando sinteticamente le questioni che provocano tanto timore nel pubblico dei non addetti ai lavori.

Gli OGM cosa sono

Gli OGM sono per prima cosa un prodotto industriale e non un prodotto tipico che si possa incontrare nei mercatini rionali. Sono sostanzialmente 4 le piante geneticamente migliorate che vengono oggi coltivate al mondo e tutte sono prodotte a milioni di tonnallate e vengono normalmente descritte come “commodity”, appunto per chiarire che si tratta di produzioni industriali. Si tratta di soia (il 57% della soia mondiale è da OGM), mais (25%), cotone (13%) e colza (5%). Sono coltivate nei 5 continenti, in particolare nei grandi Paesi agricoli mondiali come USA, Brasile, Argentina, Canada, India, Cina e Sudafrica. Nel 2007 sono stati coltivati nel mondo oltre 112 milioni di ettari con piante ingegnerizzate. Per paragone, tutte le piante coltivate in Italia coprono una superfice di 13 milioni di ettari. Le prime coltivazioni di piante transgeniche risalgono al 1994 e l’aumento di superfici coltivate è mediamente oltre il 10% all’anno. Questo è uno dei grandi problemi della tecnologia degli OGM. Mai nella storia dell’agricoltura mondiale una tecnologia si è sviluppata tanto rapidamente, su superfici così vaste, in così tanti continenti. L’arrivo di una tecnologia innovativa cambia gli equilibri dei mercati e mette fuori gioco aziende sementiere, industrie chimiche ed imprese per la produzione di macchine agricole che non sono funzionali alla nuova tecnologia. Insomma il problema è anche che gli OGM hanno avuto troppo successo ed hanno dato fastidio a troppi attori che controllavano nicchie di mercato. Per una trattazione più esaustiva sulle spericolate operazioni finanziarie che hanno portato a concentrare nella mani della Monsanto, S.Louis una enorme massa di brevetti biotecnologici e alla acquisisizione di  molte altre aziende del settore, si rimanda alla lettura del libro di Anna Meldolesi, OGM: storia di un dibattito truccato, Einaudi. In queste scalate la Monsanto ha avuto il più paradossale ed inaspettato aiuto proprio dalle organizzazioni ambientaliste multinazionali, con Greenpeace in testa, che da sempre ne hanno avversato l’ascesa. Entrambe le fazioni in lotta hanno richiesto infatti una “sovraregolamentazione” sulla validazione delle licenze sugli OGM. La richiesta di Greenpeace e soci era quella di aumentare a dismisura le analisi di sicurezza alimentare nell’ottica di:

dimostrare la pericolosità alimentare degli OGM;
ritardarne la diffusione e commercializzazione;
insinuare paure ed ansietà nei cittadini.
Ma anche a Monsanto queste scelte si sono rivelate funzionali perché hanno spazzato via dal mercato le decine di piccole aziende biotecnologiche che non potevano disporre degli enormi fondi da investire nelle validazioni sanitarie dei loro brevetti. Altrettanto dicasi per le proprietà intellettuali delle Università e centri di ricerca che sono stati messi fuori gioco dallo strapotere delle grandi multinazionali del settore. Quesi temi sono trattati anche nel libro di Miller e Conko, Frankestein Food, Greenwood Press.
Oggi si stima che servano circa 50 milioni di euro per commercializzare un prodotto da OGM dimostrando così come questi restino dei prodotti prettamente industriali.
Fonte: Salmone org
La selezione assistita da marcatori, nota anche come MAS (dall'inglese Marker Assisted Selection) è una tecnica di selezione genetica applicata alle piante e agli animali che permette di migliorare caratteri d'interesse (produttività, resistenza a stress abiotici e biotici), attraverso l'impiego di marcatori morfologici biochimici e genetici. Spesso questi caratteri sono determinati da aree del genoma dette QTL (quantitative trait loci), la cui mappatura e caratterizzazione rappresenta il maggior ostacolo nella MAS. Di grande importanza è anche la scelta dei marcatori più adatti, che andranno selezionati in base a precisi requisiti. Tale tecnica non ha nulla a che vedere con la produzione di Organismi Geneticamente Modificati, meglio nota come tecnica OGM. La tecnica MAS non fornisce prodotti la cui mappa genetica è stata alterata con l'inserimento di geni estranei alla specie in questione, ma si limita ad analizzare la presenza di determinati geni negli organismi viventi (piante od animali), frutto di ibridazioni tradizionali, per valutarne compiutamente le caratteristiche, senza dover attendere il compimento del processo di crescita e maturazione.




La differenza sostanziale tra queste due tecniche di miglioramento genetico e l'ingegneria genetica (alla base dello sviluppo degli OGM) sta nella modalità con cui l'uomo induce le modificazioni genetiche. Nel caso della mutazione o dell'incrocio viene infatti effettuata una selezione fenotipica, in base a caratteristiche visibili, all'interno di popolazioni molto grandi (alcune decine di migliaia nelle piante e alcune centinaia negli animali)[5].
Nell'ingegneria genetica invece è possibile "progettare" deterministicamente la modifica genetica da effettuare. Inoltre, una volta ottenuto un certo numero di organismi geneticamente modificati, essendo questi geneticamente distinguibili dagli altri, possono venire selezionati genotipicamente, ovvero in base alle loro caratteristiche genetiche, e non più unicamente fenotipicamente come accade invece per le tecniche tradizionali, per le quali non è possibile conoscere a priori le modificazioni genetiche indotte.




·       Lettera a papa Francesco di 8 scienziati
·       PERCHE' LE COLTIVAZIONI TRANSGENICHE SONO UNA MINACCIA PER I CONTADINI, LA SOVRANITA' ALIMENTARE, LA SALUTE E LA BIODIVERSITA' DEL PIANETA.
·       Introduzione
·       Quasi venti anni di coltivazione transgeniche, che cosa hanno prodotto? Al contrario di quanto promettevano le imprese, la realtà delle coltivazioni transgeniche, basandosi sulle statistiche ufficiali degli USA – il maggior produttore di transgenici a livello globale – mostra che i transgenici hanno ottenuto minore produttività per ettaro rispetto ai semi già presenti sul mercato, ma hanno portato a una crescita esponenziale nell’uso dei veleni agricoli. Questo si è tradotto anche in forti impatti negativi tanto sulla salute pubblica quanto sull’ambiente. Inoltre, le coltivazioni transgeniche sono state lo strumento chiave per favorire un’enorme concentrazione di prodotti agricoli nelle mani delle corporation.
·       I transgenici sonoserviti per alleviare la fame nel mondo?  No, anzi, dal 1996 - anno in cui si cominciano a  seminare transgenici -  è aumentata la quantità di malnutriti e obesi, fenomeno che è sinonimo di povertà non di ricchezza. (FAO, 2012; OMS, 2012).
·       Una grande diversità di sistemi alimentari contadini e di piccola scala sono quelli che attualmente alimentano il 70% della popolazione mondiale (un 30-50% degli alimenti proviene da piccole coltivazioni, un15/29% da orti urbani, un 5/10% da pesca artigianale un 10/15% da caccia e raccolta). E’ una produzione di alimenti più sana, per la gran parte libera da veleni e transgenici. Il sistema alimentare agroindustriale, al contrario, fornisce solo il 30% degli alimenti, ma usa l’80% delle terre coltivabili e il 70% dell’acqua e dei combustibili per uso agricolo.   Dalla raccolta al consumo, il 50% degli alimenti della catena industriale finisce nei rifiuti  (ETC Group, 2013a).
·       I transgenici hanno aggravato i problemi ambientali del pianetaA partire dallo stesso periodo in cui si sono cominciate a realizzare coltivazioni transgeniche, si è aggravata seriamente la crisi climatica e gran parte dei problemi ambientali più gravi del pianeta, definiti dal Stockholm Resilience Center come i “limiti planetari”, quelli cioè che non possiamo superare se vogliamo che il pianeta sopravviva. Il cambiamento climatico, la perdita della biodiversità, l’acidificazione degli oceani, la contaminazione e l’esaurimento dell’acqua dolce, l’erosione dei suoli, l’eccessiva quantità di fosforo e azoto che finiscono nei mari e nei suoli e la contaminazione chimica sono direttamente in relazione con il sistema industriale delle corporation della produzione di alimenti, nel quale i transgenici sono il paradigma centrale  (Rockström, 2009; ETC Group, 2013a, GRAIN, 2013).
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·       1. Una tecnologia imprecisa che suscita molte incertezze
·       Al contrario di quanto afferma l’industria biotecnologica, la tecnologia dei transgenici è imprecis, rispetto ad essa non c’è controllo delle conseguenze. E’ abbastanza facile isolare diverse sequenze del DNA di organismi diversi e attaccarle insieme per formare un transgene. Tuttavia, non è possibile fino ad ora introdurre questa sequenza intatta in un determinato locus del genoma. Né è possibile controllare quante copie intatte o parti della sequenza modificata saranno integrate nel genoma dell’organismo ospite. E ancora più difficile è evitare qualsiasi interazione di queste sequenze con gli altri geni dell’ospite. E’ impossibile controllare l’espressione genica dei transgenici inseriti e la dispersione o rottura dei transgenici  in diversi luoghi del genoma.
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·       2. Coltivazioni transgeniche: strumento corporativo di controllo dell’agricoltura.
·       Non c’è mai stata nella storia dell’agricoltura e dell’alimentazione una concentrazione di semi così grande, nelle mani di 6 corporation. I transgenici sono importanti per loro perchè sono resistenti ai veleni agricoli e ne assicurano la vendita. E inoltre, essendo prodotti dall’ingegneria genetica, sono brevettati e quindi vanno comprati ogni anno, inoltre agli agricoltori i cui campi vengono contaminati dai trasgenici si può chiedere di pagare per “appropriazione indebita”.
·       Per assicurarsi il controllo totale degli agricoltori, le corporation dell’agribusiness hanno anche messo a punto la tecnologia “Terminator”, cioè i semi suicidi, che diventano sterili una volta utilizzati (tecnologia condannata a livello internazionale e soggetta a una moratoria delle Nazioni Unite, ma sotto pressione delle imprese potrebbe essere presto legalizzata in Brasile). Quindi permettere la coltivazione dei transgenici in un paese vuol dire concedere a poche transnazionali la propria sovranità, la possibilità di decidere su un aspetto fondamentale della sopravvivenza come la alimentazione ed è un attentato contro i diritti dei contadini di conservare i propri semi, diritto riconosciuto dalla FAO come eredità di 10.000 anni di agricoltura contadina che ha sostenuto l’umanità.
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·        3. Si produce meno. Molti studi, in particolare di università statunitensi  - tra cui uno studio molto approfondito coordinato dal   Dr. Doug Gurian-Sherman,  “Failure to Yield” (Gurian-Sherman, 2009) che analizza 20 anni di coltivazione e 13 di commercializzazione di mais e soia transgenica negli USA, basato su dati ufficiali  - mostrano che le coltivazioni transgeniche, in media, producono meno per ettaro delle coltivazioni  ibride.
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·       4. Si usano più veleni agricoli, sempre più pericolosi. Le coltivazioni transgeniche hanno portato a un aumento senza precedenti dell’uso di veleni agricoli (erbicidi e altri  antiparassitari sempre più tossici). Questo si traduce in gravissimi problemi ambientali di salute pubblica in  particolare nei tre paesi massimi produttori di transgenici: Usa, Brasile, Argentina (insieme coprono quasi l’80% della produzione). Poichè le piante infestanti sono sempre più resistenti ai veleni agricoli, le imprese stanno mettendo a punto prodotti sempre più forti e quindi tossici e cancerogeni. Il Brasile, per esempio, è diventato il maggiore consumatore mondiale di veleni agricoli con più di 850 milioni di litri consumati ogni anno. In Argentina si usano 250 milioni di litri all’anno di glifosato e 600 milioni di litri complessivi di agrochimici  in una superficie occupata da 11 milioni di abitanti 
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·       5. Implicano alti rischi per la agrobiodiversità e  l’ambiente. C’è un forte rischio per la biodiversità attraverso la contaminazione dei semi naturali e autoctoni.  La biodiversità e le conoscenze locali e contadine sono molto importanti per l’adattamento al cambio climatico. I transgenici non sono “una opzione in più” come poteva succedere con gli ibridi, perchè la contaminazione delle altre piante è inevitabile, per esempio con l’impollinamento attraverso venti e insetti (e questo porta anche a denunce per “uso indebito”).  Ci possono essere gravi danni alle varietà native che possono anche diventare sterili (Kato, 2004). Questo produce effetti economici, sociali e culturali su contadini/e e indigeni. Particolarmente grave la contaminazione nei luoghi di origine di alcuni prodotti.
·       Anche la contaminazione di acque e suoli, legata anche all’uso massiccio di veleni agricoli ha assunto proporzioni devastanti che si riflettono sulla salute. In Mato Grosso (Municipio de Lucas de Rio Verde) si sono rilevati dati allarmanti di residui di veleni agricoli nel latte materno e in orina e sangue di insegnanti delle scuole locali (Pignati,  Dores, Moreira et al., 2013).
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·       6. Rischi per la salute
·       Tra gli effetti negativi dimostrati da numerosi studi si parla di seri rischi di infertilità, invecchiamento accelerato e anche di effetti tossici su fegato, pancreas, reni, apparato riproduttivo, oltre ad alterazioni ematologiche e immunitarie e possibili effetti cancerogeni  (Dona y Arvanitoyannis, 2009). L’uso della tossina Bt può provocare allergie, infiammazioni di stomaco e intestino e molti altri effetti negativi (Schubert, 2013). C’è poi un fortissimo aumento dei residui dei veleni agricoli negli alimenti  (Bøhn y Cuhra, 2014). In Europa dove il consumo di soia transgenica è alto, attraverso l’uso di mangimi animali che la contengono, si sono trovate tracce di glifosato nell’orina del 45% di un campione di cittadini in 18 città (2013). E’ stato dimostrato in molti studi che il glifosato ha effetti teratogeni, è capace di produrre deformazioni congenite (Carrasco, Paganelli, Gnazzo, et al 2010). Nel Chaco, Argentina, c’è stato un incremento di malformazioni del 400%. Negli individui esposti al glifosato aumenta anche fortemente la possibilità di contrarre il cancro, come dimostrano studi relativi alle località di Brasile e Argentina dove la produzione di transgenici è più elevata.  Gli studi che contengono questo tipo di conclusioni (come quelli del Dr. Gilles-Eric Séralini - CRIIGEN, Università di  Caen, Francia) vengono duramente combattuti dalle multinazionali come la Monsanto attraverso scienziati a lei vicini, denunce ecc.
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·       7.  Ci sono vantaggi con la coltivazione dei transgenici?
·       Dopo quasi 20 anni  di sperimentazione, il 99% dei transgenici piantati nel mondo sono   (soia, mais, colza, cotone) prodotti per l’esportazione, gestiti da grandi imprese. Il 98% dei transgenici è seminato solo in 10 paesi, 169 paesi non permettono la loro semina. Le grandi promesse di creare prodotti che resistono alla siccità o  tipo il  “riso dorato” con vitamina A si sono rivelate fallimentari. I soldi spesi nel progetto del riso dorato, per esempio (più di 100 milioni di dollari donati da istituzioni filantropiche) avrebbero potuto risolvere il problema della mancanza di vitamina A in molti paesi, usando metodi naturali gestiti dai contadini.
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·       8. Chi guadagna e chi perde con i trasgenici? Non c’è alcun dubbio che quelli che si avvantaggiano maggiormente con le coltivazioni trangeniche sono le 6 transnazionali che controllano il 100% dei semi transgenici:  Monsanto, Syngenta, DuPont, Dow Agrosciences, Bayer, Basf. Le stesse controllano anche il  76% del mercato mondiale dei veleni agricoli e il 75% di tutta la ricerca privata sulle coltivazioni.  Dove i transgenici sono stati autorizzati gli studi sui loro effetti sono stati realizzati solo dalle imprese che li producono. Chi perde con i transgenici è la maggioranza delle popolazioni del pianeta, dai piccoli agricoltori ai consumatori delle città e tutti quelli che soffrono della contaminazione chimica di alimenti, acqua e suoli. La grande maggioranza dei consumatori non vuole mangiare transgenici, le corporation lo sanno e per questo si oppongono alla etichettatura dei prodotti.

·       Ana María Primavesi
·       Andrés E. Carrasco
·       Elena Álvarez-Buylla
·       Pat Mooney
·       Paulo Kageyama
·       Rubens Nodari
·       Vandana Shiva
·       Vanderley Pignati

Fonte: http://www.comitatomst.it/node/1079

Testi citati dalle relatrici:
Dario Bressanini, OGM tra leggende e realtà, Zanichelli, 2009
Roberto Defez, Il caso OGM, Carocci ed. Roma, 2014.

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