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sabato 10 maggio 2008

Buone pratiche di finanza etica

XXXI incontro nazionale delle Comunità di Base

26 aprile 2008

laboratorio su : “buone pratiche di finanza etica e microcredito”

  

Che cosa è il microcredito

 

Il microcredito è uno strumento di sviluppo economico, che permette alle persone in situazione di povertà ed emarginazione di aver accesso a servizi finanziari. Secondo i dati dell’UNDP – United Nations Development Program (il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite), il 20% più ricco della popolazione mondiale ottiene il 95% del credito complessivamente erogato nel mondo. Nei Paesi in via di sviluppo, milioni di famiglie vivono con il reddito delle loro piccole attività economiche rurali ed urbane, nell’ambito di quella che è stata definita come economia informale. La difficoltà di accedere al prestito bancario, a causa dell’inadeguatezza o assenza di garanzie reali e delle dimensioni delle microattività, ritenute troppo ridotte dalle banche tradizionali, non consente alle microimprese di svilupparsi o di liberarsi dai forti vincoli dell’usura.

I programmi di microcredito propongono alternative soluzioni per queste microattività economiche (agricolture, allevamento, produzione e commercio/servizi), pianificando l’erogazione di piccoli prestiti a microimprenditori o gruppi di questi che hanno forte necessità di risorse finanziarie, per avviare o sviluppare progetti di auto-impiego. L’incremento di reddito che ne deriva porta a migliorare le condizioni di vita dei loro nuclei famigliari, determinando contemporaneamente un impatto significativo a livello comunitario.

Avendo come target di riferimento i poveri, i programmi di microcredito molto spesso prevedono, oltre a servizi di carattere finanziario, anche una combinazione di servizi di supporto alla microimpresa, come: formazione tecnica e gestionale; creazione di reti commerciali; condizioni per la raccolta di risparmio. In modo più appropriato questi programmi assumono la denominazione di progetti di microfinanza.

 

[fonte : www.choros.it]

  

Per farsi un’idea (in tutti i sensi) comunque non esaustiva :

 











 






 

Il “big bang” del microcredito

 

Nel 1975 un professore trentacinquenne di economia della Università di Chittagong in Bangladesh, Muhammad Yunus, decise di avviare un esperimento di microcredito, ovvero di concessione di piccoli prestiti a persone in condizioni di assoluta indigenza.

Il Bangladesh risentiva degli effetti devastanti della carestia dell’anno precedente e la realtà dei morti per fame era purtroppo quotidianamente sotto gli occhi di tutti, compreso Yunus; inoltre chi aveva assolute necessità economiche poteva rivolgersi di fatto solo a mercanti strozzini, per cui intere famiglie si riducevano in stato di schiavitù per cifre dell’ordine di 50 dollari o inferiori.

La sua idea fu quella di concedere prestiti di somme anche piccolissime (ad esempio l’equivalente di 25 euro) a persone che in questo modo potevano avviare attività lavorative e che si impegnavano alla restituzione del capitale ricevuto con un tasso di interesse normalmente praticato dalle banche.

Il primo anno furono concessi 42 prestiti, tutti a donne; dal 1976 al 1979 i prestiti furono 500, nel 1983 divennero 59000.

Negli ultimi anni la banca Grameen (fondata da Yunus e che attraverso varie filiali si occupa della gestione dei prestiti) ha superato i 6 milioni di clienti, il 94% dei quali sono donne, ai quali in media sono stati prestati 190 dollari.

Lo straordinario successo della esperienza promossa da Yunus ha portato alla ribalta internazionale l’esperienza del microcredito, che si è progressivamente allargato fino ad interessare attraverso varie organizzazioni anche paesi sviluppati e ambiti di intervento diversi.

Muhammad Yunus è stato nominato dalla Banca Mondiale capo del comitato consultivo per la diffusione dell’esperienza del microcredito

Nel 1997 Feltrinelli ha pubblicato la sua autobiografia, intitolata “il banchiere dei poveri”.

Nel 2006 Yunus ha vinto il premio Nobel per la pace con la motivazione “per gli sforzi di creare uno sviluppo sociale ed economico dal basso. Una pace durevole non può essere raggiunta fino a quando grandi parti della popolazione non troveranno strade per uscire dalla povertà. Il microcredito è una di queste. Lo sviluppo ds basso ha inoltre la funzione di far avanzare la democrazia e i diritti umani”.

Secondo Yunus “il tornaconto non deriva dalla gestione di una impresa, bensì dal come questa tocca le vite delle persone a cui dovrebbe offrire un aiuto”. 

 

informazioni : www.grameen.com

                        www.grameenfoundation.org

 






Il Fondo Essere del quartiere dell’isolotto a Firenze

 

Perché è nato il Fondo Essere?

Il FONDO ESSERE è nato nel 2002 per combattere la povertà, in aumento anche in fasce sociali apparentemente al di fuori di questo dramma, attraverso il rafforzamento della comunità civile e solidale che vive nel quartiere.

Riportando i dati nazionali (fonte ISTAT) alla realtà locale, fra i 68.000 abitanti del Quartiere dell’isolotto sono 6.000 quelli che vivono con entrate inferiori alla media nazionale, 2.000 sono in condizioni di drammatica indigenza.

I fondatori e i partecipanti al progetto ritengono di “essere un Quartiere ma vogliamo essere soprattutto una comunità solidale. Per diventarlo occorre che le persone non si ignorino l’una con l’altra, ma si facciano carico – cercando di porvi rimedio – anche delle difficoltà economiche che rendono la vita di alcuni troppo peggiore rispetto a quella di altri”.

L’intervento sociale delle istituzioni è un dovere ma è altrettanto importante che l’aiuto veda all’opera anche i cittadini. Tramite piccole offerte di denaro al FONDO ESSERE si può garantire un sostegno economico a chi ne ha estremo bisogno, cercando di assegnare e riconoscere dignità e rispetto sia a chi riceve sia a chi offre, a partire dal nostro ambiente quotidiano, dal nostro vicino che nasconde per vergogna la sua povertà, dalla famiglia della porta accanto.

 

Che cosa fa il Fondo Essere?

Il Fondo Essere opera per fare prestiti di solidarietà a chi singoli cittadini o famiglie che vivono situazioni di indigenza, ma che si sforzano e combattono per uscirne. I prestiti evitano l’accentuarsi delle difficoltà di queste persone e in alcuni casi concorrono al superamento dello stato di emarginazione.

Il Fondo è definito di “aiuto sociale” perché i “prestiti di solidarietà” non sono gravati da interessi e non viene richiesta nessuna garanzia oggettiva. I prestiti, il cui tetto massimo ad oggi è fissato a 2500 euro per i singoli o le famiglie e 5000 euro per le imprese, vengono concessi a chi non può accedere ad altre forme di finanziamento; i prestiti sono da rimborsare in piccole rate definite di volta in volta fra i membri della commissione che vaglia le richieste e i richiedenti, senza limiti temporali.

A partire dal 2007 ai prestiti di solidarietà è stato affiancato un canale di microcredito, grazie alla collaborazione con una Banca di Credito Cooperativo operante nel quartiere; in questo caso i prestiti sono garantiti da un fondo di garanzia appositamente costituito, sono gravati da un tasso di interesse a condizioni particolarmente favorevoli rispetto allo standard creditizio e sono rimborsabili entro un massimo di 60 mesi con possibili dilazioni dell’inizio della restituzione .

Il limite massimo di erogazione è di 10000 euro per attività economiche e 5000 euro per esigenze familiari o personali.

 

Come operano le Associazioni?

Il Fondo è gestito in piena trasparenza e autonomia da un gruppo di associazioni del Quartiere in collaborazione con la Presidenza del Quartiere e i responsabili dei servizi sociali (SIAST). Si tratta di associazioni e realtà che appartengono a realtà culturali anche molto diverse tra loro, laiche e cattoliche, e che operano in aree di impegno molto diverse.

Inizialmente le associazioni promotrici erano 4 (Humanitas, Ronda della carità, Nuoto Club Firenze, Casa del Popolo di San Bartolo a Cintola), poi il loro numero è andato crescendo fino ad un massimo di 25.

L’organismo operativo è la “commissione di solidarietà” alla quale spetta il compito di deliberare sulla erogazione degli aiuti.

I membri della commissione sono tre e vengono scelti a rotazione fra i componenti delle associazioni che aderiscono al progetto e il loro incarico ha una durata di quattro mesi.

I criteri per l’accettazione delle richieste presentate sono insindacabili e in ogni caso si basano su condizioni di grave necessità personale o familiare, stato di grave povertà ed urgente bisogno che non possa essere soddisfatto diversamente in mancanza di sostegno economico.

 

informazioni : www.fondoessere.org - tel. 055 713961 – 3482623096 – mail : info@fondoessere.org






 

Il Fondo Etico e Sociale del quartiere delle Piagge di Firenze

 

Il quartiere delle Piagge a Firenze è una delle tipiche periferie-dormitorio sviluppatesi negli anni ottanta per soddisfare la domanda di edilizia popolare; un quartiere di grandi condomini sorti in una zona in passato occupata da attività industriali di vario tipo e progressivamente dismesse.

Il Fondo Etico e Sociale delle Piagge è una esperienza di microcredito ma anche, e forse soprattutto, una attività di finanza alternativa critica. Critica nei confronti di un sistema bancario e finanziario lontano dalle persone, mosso esclusivamente da interessi economici; critica verso un sistema sociale che più che dare strumenti di autodeterminazione agli individui li rende sempre più dipendenti da meccanismi di assistenza.

Gli aspetti essenziali di questo progetto si possono riassumere in tre punti :

- la partecipazione attiva di tutti gli individui interessati, risparmiatori e beneficiari

- la stretta aderenza al territorio delle Piagge, ed infatti i prestiti sono concessi solo a persone residenti o per attività che vadano ad incidere nella zona

- l’essere piccoli ma nello stesso tempo visibili, per diventare una esperienza che possa essere ispiratrice di altre esperienze simili

Il Fondo Etico e Sociale delle Piagge funziona grazie alla cooperativa sociale il Cerro e alla cooperativa finanziaria MAG6 di Reggio Emilia. la cooperativa sociale il Cerro, espressione della Comunità di Base delle Piagge, opera in diversi settori che vanno dall’agricoltura biologica, al giardinaggio, al riciclaggio, svolgendo anche una funzione sociale di inserimento nel mondo del lavoro di persone in difficoltà o svantaggiate. E’ attraverso questa cooperativa che il denaro viene raccolto sia come capitale sciale sia come prestito sociale. Ogni aderente ha facoltà di decidere se i propri depositi debbano essere fruttiferi o infruttiferi.

Il denaro raccolto viene depositato presso la cooperativa finanziaria MAG6 che opera secondo principi etici e di solidarietà nei quali gli aderenti al Fondo Etico e Sociale si riconoscono pienamente. Questa, dietro indicazione della assemblea del Fondo e con la garanzia fideiussoria della cooperativa il Cerro, può indirizzare il denaro raccolto verso finanziamenti di iniziative che rispondano alle necessità del quartiere.

I prestiti erogati possono essere di tre tipi :

- a persone che abbiano residenza o domicilio nel territorio delle Piagge, anche se non si tratta di cittadini italiani

- ad imprese che hanno la loro sede nel territorio delle Piagge o che operano in stretta relazione con il quartiere

- a progetti che favoriscano la nascita di nuove attività economiche e di sviluppo sostenibile nel territorio delle Piagge

 L’entità dei prestiti può arrivare ad un massimo di 2600 euro per le persone fisiche e 7000 euro per progetti imprenditoriali o imprese già esistenti. Alle persone finanziate non è richiesta nessuna garanzia patrimoniale, questo permette a persone escluse dal circuito bancario (i cosiddetti non bancabili) di accedere ad un credito. Ogni richiesta di prestito deve essere sostenuta da almeno due garanti fideiussori scelti dal richiedente che accompagnano il prestito e contribuiscono ad allargare la rete di solidarietà. La rateizzazione è decisa insieme ai soggetti finanziati e può avere una durata massima di 36 mesi per le persone fisiche e 48 mesi per progetti imprenditoriali. Il tasso di interesse che MAG6 applica sui prestiti concessi è pari al tasso medio annuo di inflazione ISTAT più un ricarico per le spese di gestione di circa 1.5%. 

 

 

informazioni : comunità di base delle Piagge – centro sociale il pozzo tel. 055 373737

                        mail: ilmuretto@libero.it

 






 

Spunti e riflessioni emersi durante la discussione nel laboratorio

 

Il microcredito in una società sviluppata come quella italiana assume caratteristiche molto diverse rispetto alla esperienza di Yunus nel Bangladesh o di altre organizzazioni in paesi del sud del mondo: per l’esperienza fatta dalle due realtà fiorentine (fondo Essere all’isolotto e fondo etico e sociale delle Piagge) si tratta principalmente di venire incontro a esigenze di tipo sociale nei confronti di soggetti “non bancabili” (ovvero che non sono in grado di offrire alle anche le garanzie richieste) per problemi non necessariamente legati ad uno sviluppo di attività economiche.

Poiché una delle condizioni fondamentali per la restituzione di quanto è stato concesso (non essendo richieste garanzie oggettive di tipo patrimoniale) è la capacità/possibilità di instaurare una relazione diretta con i beneficiari degli aiuti, queste esperienze possono avere successo solo se rimangono circoscritte ad una realtà locale di dimensioni limitate. La riprova sta nel fallimento sistematico dei “prestiti d’onore”, cioè di tutte le iniziative messe in atto da amministrazioni locali (ad esempio la regione Toscana ha finanziato attraverso i comuni prestiti di questo tipo garantiti da un fondo regionale) in cui il rapporto fra beneficiario e concedente è puramente amministrativo.

 

Il microcredito è solamente uno strumento (in parte inflazionato dalla attenzione mediatica dopo l’esperienza di Yunus e l’assegnazione del premio Nobel) e di per sé non è sufficiente a risolvere i problemi di chi vive situazioni di marginalità sociale.

Dovrebbe essere accompagnato da una riflessione e dalla condivisione di aspetti quali la finanza etica/critica e l’uso responsabile del denaro; i modelli che ci propone la società tendono a privilegiare l’avere rispetto all’essere, avere che si esplicita nel possesso di beni che sempre di più appaiono a portata di mano grazie al fatto che si acquista oggi per pagare dopodomani qualcosa che domani (ma forse già oggi) non ci servirà più.

E’ quindi importante inserire il microcredito in un contesto preciso e definito e non considerarlo un valore in sé e per sé: finanziarie e società di credito di dubbia eticità propongono operazioni di microcredito come opportunità di investimento redditizio, mettendo a disposizione capitali in altri periodi orientati verso mercati e settori sulla cresta dell’onda.

Sia nel caso in cui si ricorra a donazioni che a forme di risparmio vincolato, è importante che i sostenitori dei fondi di microcredito percepiscano l’importanza di far parte di un progetto che in qualche modo ha l’ambizione di voler provare a incidere sui meccanismi dei legami sociali.

 

Uno degli obiettivi più importanti è quello di poter dare credito alla capacità di riscatto e di autogestione di persone che per tanti motivi diversi possono essersi trovate messe ai margini e spinte sempre di più verso l’esclusione sociale; una delle difficoltà sta nel riuscire a farlo rispettando la dignità di chi chiede aiuto.

Un requisito ritenuto fondamentale (nelle due esperienze fiorentine) per la riuscita di iniziative di microcredito è quello della territorialità e della limitatezza della comunità locale di riferimento: per tutte le ragioni descritte in precedenza, sono più efficaci piccole iniziative collegate fra loro che grandi progetti che inevitabilmente limitano la possibilità di intessere o sfruttare relazioni interpersonali.

Si può dunque sostenere che il microcredito nei due casi descritti si basa su due pilastri fondamentali :

- la dimensione locale

- la funzione sociale

e che attraverso l’erogazione di un aiuto monetario intendono perseguire l’obiettivo ben più grande del miglioramento della qualità della vita dei singoli e della società (intesa come comunità locale) nel suo complesso.

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