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venerdì 17 settembre 2010

Quale città vogliamo?


Quale città vogliamo? E’ possibile fare in modo che la consultazione sul piano strutturale fiorentino sia una vera partecipazione di cittadini coscienti di essere protagonisti della scelte che riguardano la città?


Di questo si parlerà nell’incontro introdotto da Luisella Salimbeni e Maurizio Dolfi, alle “Baracche” dell’Isolotto Firenze, via Aceri 1, domenica 19 settembre ore 10,30. Interverrà Renzo Pampaloni consigliere del Q4 di Firenze responsabile della Commissione Assetto del territorio.
 


 


Luis Macas, intellettuale quichua ecuadoriano, afferma:
“La politica organizza l’esistente: non crea realtà nuove. L’unica cosa che può cambiare in profondità l’esistente consiste nel creare e nel porre nella realtà data realtà nuove, che mettono in discussione l’esistente e con la loro presenza lo portano a ristrutturarsi. La principale e decisiva attività trasformatrice è l’attività creativa, quella capace di introdurre effettive novità storiche”.
Forse la sua intuizione vale anche per noi. La sentiamo vera e in sintonia con tante nostre esperienze. Ma nel concreto e in particolare di fronte alla consultazione sul piano strutturale fiorentino, che significa “attività creativa”?
 
Barac Obamanella sua visita in Ghana il giorno 11 luglio 2009 ha concluso così il suo discorso nell’affollato Parlamento:
“Il mondo sarà come voi lo costruite. Voi avete la forza per chiamare il vostri leader a render conto del proprio operato, per costruire istituzioni che siano a servizio del popolo. Potete sconfiggere le malattie, mettere fine ai conflitti e creare il cambiamento partendo dal basso. Potete farlo. Sì, voi potete. Perché ora la storia sta cambiando”.
Quella piccola frase, “creare il cambiamento partendo dal basso”, è un orizzonte nuovo che si apre non solo in Ghana, non solo in Africa, ma nel mondo intero. Anche questo lo avvertiamo come una conferma della validità di quanto da anni l’anima creativa e solidale della città sta faticosamente cercando di realizzare. E ci domandiamo come andare avanti in concreto.
 
Gustavo Zagrebelsky nel suo intervento sulla democrazia tenuto sabato 11 settembre alla Festa dei Democratici a Torino ha detto fra l’altro:
“La società civile esiste, ma è un´altra cosa: è l´insieme delle persone, delle associazioni, dei gruppi di coloro che dedicano o sarebbero disposti, se solo ne intravedessero l´utilità e la possibilità, se i canali di partecipazione politica non fossero secchi o inospitali, a dedicare spontaneamente e gratuitamente passione, competenze e risorse a ciò che chiamiamo il bene comune. Quante sono le persone, singole e insieme ad altre, che a partire dalle tante e diverse esperienze, in tutti gli ambiti della vita sociale, a iniziare dai più umili e a diretto contatto con i suoi drammi e le sue tragedie, sarebbero disposte a dare qualcosa di sé, non per un proprio utile immediato, ma per opere di più ampio impegno che riguardano la qualità, per l´appunto civile, della società in cui noi, i nostri figli e nipoti si trovano e troveranno a vivere? Da quel che mi par di vedere, tantissime. Quando si parla di politica e di sua crisi, perché l´attenzione non si rivolge a questo potenziale serbatoio di energie? Non per colonizzarle, ma per trarne, rispettandone la libertà, gli impulsi vitali. In fin dei conti, sono questi “servitori civili”, quelli che più di altri conoscono i problemi e le difficoltà reali della vita nella nostra società. C´è più sapienza pratica lì che in tanti studi accademici, libri, dossier che spesso si pagano fior di quattrini per rimanere a giacere impilati. Perché c´è così poca attenzione e apertura, anzi spesso disprezzo, verso questo mondo? La risposta alla domanda formulata sopra è semplice: la scarsa attenzione, se non l´ostilità, dipende dalla difesa di rendite di posizione politica che sarebbero insidiate dall´apertura. Non c´è da fare tanti giri di parole: è la sempiterna tendenza oligarchica del potere costituito”.
Ma in pratica, nella situazione concreta, come si affronta positivamente il rapporto con questa “tendenza oligarchica” che può essere in agguato anche nelle consultazioni formali?
 

                                                                                   La Comunità dell'Isolotto Firenze



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